Roberta Lombardi: “L’articolo 18 è un’aberrazione”. E’ la grillina del “fascismo buono”

Pubblicato il 10 Marzo 2013 - 14:53| Aggiornato il 17 Settembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “L’articolo 18? “Un’aberrazione”. A scrivere questa frase è Roberta Lombardi, la grillina nota per la sua frase sul “fascismo buono”. La frase è stata riportata nel forum Movimento 5 Stelle lo scorso 6 dicembre (vedi immagine in fondo all’articolo) e sta facendo discutere.

La notizia, la pubblica Repubblica in un articolo dal titolo “La grillina del ‘fascismo buono’: “L’articolo 18 è un’aberrazione”. Secondo il quotidiano, la Lombardi sarebbe

“Senza se e senza ma contro il reintegro dei lavoratori, anche quelli licenziati senza motivo o giusta causa, in perfetta linea con il ministro ‘Frignerio’ ma in evidente antitesi con il leader maximo che, giusto per far capire come la pensa, un anno fa aveva pubblicato sul suo sito una vignetta con il premier dentro una bara a forma di automobile e sopra la scritta ‘articolo 18’. E così dopo ‘il fascismo buono’ ecco una nuova perla dell’onorevole grillina. Che il 6 dicembre, sul forum romano del Movimento, precisa domanda di un iscritto (‘Come valuti la riforma del mercato del lavoro, segnatamente sotto il profilo della modifica dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori? Sei favorevole al testo novellato o appoggeresti le iniziativereferendarie volte a ripristinare il testo originario?’) rispondeva senza esitazione alcuna che “rintrodurre il testo così come era, è a mio avviso un errore”. E’ consapevole, la Lombardi, che “probabilmente su questo punto sono in contrasto con molti” scrive. Ma lei ha le sue idee e le esprime con veemenza, errori di ortografia compresi: “Pensare di poter reintegrare un lavoratore nel posto di lavoro da cui è stato licenziato senza giusta causa o giustificato motivo è secondo me un’aberrazione – prosegue – e crea uno stato di tensione (relazionale, discriminatoria o di natura economica) maggiore tra datore di lavoro e lavoratore stesso di quello che ha dato origine al licenziamento””.

Conclude Repubblica:

“E pazienza se chi viene cacciato è vittima di un abuso, una prevaricazione, un’ingiustizia. ‘Meglio a mio avviso prevedere invece un veramente congruo indennizzo a favore del lavoratore ove venisse riconosciuta dal giudice del lavoro la illeggitimità (scritto con due “g”,ndr)del licenziamento. Qualcosa che gli dia veramente la tranquillità di potersi guardare intorno in cerca di nuove opportunità'”.