Silvia Fabbi insultata su Fb per un articolo sull’Islam. “Mettetele un burqa…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Dicembre 2014 - 20:27 OLTRE 6 MESI FA
Silvia Fabbi insultata su Fb per un articolo sull'Islam. "Mettetele un burqa..."

Silvia Fabbi, giornalista insultata su Fb

BOLZANO – Silvia Fabbi, giornalista del Corriere dell’Alto Adige, è stata insultata e criticata su Facebook per aver scritto un articolo su un gruppo convertitosi all’Islam creato da un 23enne originario del Marocco e residente a Bolzano. Articolo non gradito dalla consigliera comunale del capoluogo Maria Teresa Tomada di Fratelli d’Italia che non ha esitato a farlo presente sulla sua pagina Facebook accusando la giornalista di “buonismo ottuso”. Fin qui, libera espressione dei propri orientamenti, se non fosse che tra i commenti ce ne era pure uno “eccellente” quello di Sergio Armanini già candidato sindaco della Lega Nord a Merano che, riferendosi alla Fabbi, ha scritto:

Ma perché non le mettiamo un Burka e la facciamo andare in Nigeria? Forse dopo il centesimo stupro si sveglierà”.

Il commento, apparso proprio sotto a quello di Maria Teresa Tomada che si domandava come mai la giornalista non avesse voluto fare domande scomode ad un soggetto (il musulmano di cui sopra) sul cui profilo appariva una bandiera israeliana con un cane che vi urinava sopra e per altri suoi commenti poco moderati, prima della comparsa sempre sul profilo del giovane di un tranquillizzante “sono musulmano e non sto con l’Isis”.

Questo uno screenshot del post apparso su Facebook prima della sua rimozione:

Silvia Fabbi insultata su Fb per un articolo sull'Islam

Il sindacato dei giornalisti e l’Ordine dei giornalisti del Trentino Alto Adige, assieme al comitato di redazione delle testate Corriere dell’Alto Adige e Corriere del Trentino, hanno espresso piena solidarietà alla collega “diventata vittima di un grave insulto e di un atto intimidatorio sul web”.

In una nota congiunta, sindacato, ordine e cdr, condannano

“categoricamente questa inaccettabile aggressione verbale rivolta – non a caso – a una giornalista donna. Questo fatto rappresenta una violenza vera e propria. Si condanna anche il comportamento della consigliera comunale bolzanina Maria Teresa Tomada (Fratelli d’Italia/Alleanza Nazionale), sul cui profilo Facebook è avvenuto il fatto. Tomada non ha, infatti, immediatamente cancellato questo spregevole intervento di Armanini, ma l’ha addirittura commentato, accusando Fabbi di ‘buonismo ottuso'”.

Al fianco di Silvia Fabbi è sceso in campo anche il direttore del Corriere dell’Alto Adige, Enrico Franco, che a lei ha dedicato il suo editoriale sul giornale di domani, 4 dicembre.

“Francamente – scrive Franco – di fronte a simili farneticazioni – decisamente gravi e insopportabili, ancor più tenendo presente il ruolo istituzionale di chi le pronuncia – mi sembrerebbe quasi superfluo manifestare un disgusto senza fine, esprimere a Silvia Fabbi la totale solidarietà mia e di tutto il Corriere dell’Alto Adige, condannare il razzismo e l’inciviltà di Maria Teresa Tomada e Sergio Armanini”. “Mi pare sufficiente aver riportato alcune delle parole vomitate dagli esponenti della destra più vetusta: loro non capiscono quello che scrivono, ma i nostri lettori fortunatamente sì”, conclude il direttore del Corriere dell’Alto Adige.

Dal canto suo Armanini si è scusato:

“E’ stata una reazione a caldo e mi dispiace sinceramente”, ha detto all’Ansa.

Armanini afferma di “non essere ancora risuscito a sentire la signora Fabbi” e si è giustificato sostenendo di essere di madrelingua tedesca e di aver scritto il post in italiano.

“Mi dispiace – ha aggiunto – di avere offeso la giornalista, perché non era nelle mie intenzioni. Odio qualsiasi forma di violenza. Non ho voluto, e non lo farò mai, istigare la gente a usare qualsiasi forma di violenza”.

Armanini spiega di aver reagito “con le parole sbagliate” a un post della consigliera comunale Maria Teresa Tomada che riportava una foto dal profilo Facebook del ragazzo musulmano, intervistato dalla giornalista, che “mostrava un cane che urina sulla bandiera israeliana”.

E conclude sostenendo anche di conoscere

“parecchie persone d’origine nigeriana che nella loro patria hanno subito qualsiasi forma di violenza”