UDINE – È quasi svenuto Giorgio Ortis martedì (17 settembre) poco prima delle 14, quando ha visto il corpo della sua compagna di corsa, Silvia Gobbato, straziato e insanguinato. E ieri Giorgio Ortis, 28 anni, figlio del legale dove lavorava Silvia Gobbato, è tornato sul luogo del delitto, all’ippovia, per ricostruire la scena e gli ultimi istanti di vita di Silvia.
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Questa la versione dell’avvocato di Giorgio Ortis. “All’inizio hanno fatto alcuni esercizi di stretching – riferisce l’avvocato Toffano -, poi entrambi hanno iniziato a correre e si sono dati appuntamento 40 minuti più tardi alla panchina vicino a dove avevano parcheggiato, proprio dove inizia la stradina. Giorgio ha corso fino all’incrocio con l’Osovana. Si è fermato alcuni istanti a prendere fiato e poi è tornato indietro. Poco dopo ha incontrato Silvia che stava correndo lungo il percorso, l’ha sorpassata salutata ribadendo l’appuntamento a breve. Successivamente lui è tornato all’inizio della stradina, si è seduto sulla panchina e ha aspettato un po’. E, visto che l’amica tardava, ha deciso di andarle incontro. Ed è stato allora che ha incontrato l’uomo che gli ha dato la terribile notizia.”
“Io ero andato avanti perché correvo più veloce…” continua a ripetere Giorgio Ortis. Il procuratore Antonio Biancardi avverte: “Al momento non ci sono indizi tali da portare all’incriminazione di nessuno. Non c’è alcun indagato in senso stretto. E dunque non è assolutamente il caso di puntare il dito su nessuno. Anzi, siamo ancora in alto mare. Ci sono molte tracce da verificare, sia sul posto sia in altri luoghi che abbiamo controllato. Una cosa è certa: in relazione a questo grave fatto non lasceremo nulla di intentato. Chi ha agito è un vigliacco che non merita alcuna attenuante”.
Il Testimone. Sarà difficile per Enrico dimenticare quello che ha visto martedì. Enrico, dirigente del Centro universitario sportivo, non voleva credere ai suoi occhi. Si allena abitualmente lungo il percorso dell’ippovia come fanno molti altri podisti. E’ stato lui a trovare il corpo martoriato di Silvia Gobbato. “Sono ancora scosso – si è limitato a dire – è stata una brutta esperienza di cui non voglio parlare. Tutto quello che avevo da dire l’ho raccontato ai carabinieri”.