Siria, giornalisti italiani Ricucci, Colavolpe, Vignai, Dabbous “presto liberi”

Pubblicato il 6 Aprile 2013 - 11:00 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Quattro reporter italiani ”fermati in Siria” il 5 aprile. Secondo una fonte vicina ai ribelli il giornalista Rai Amedeo Ricucci, il fotografo Elio Colavolpe, il documentarista Andrea Vignali e la freelance Susan Dabbous, ”stanno bene e saranno presto liberati e accompagnati in Turchia”. La fonte specifica inoltre che ”sono stati fermati e non sequestrati”. Intanto la Farnesina è in allerta e, insieme alla Rai, ha chiesto il silenzio stampa.

I quattro giornalisti, che erano in Siria per girare un documentario, sono stati prelevati il 5 aprile e inizialmente si pensava a un sequestro. Diverse fonti invece parlano di “accertamenti”. Sono comunque in corso delle trattative per il rilascio e proprio per non inficiare i lavori dell’inteligence, la Rai e la Farnesina hanno chiesto il silenzio stampa.

”Sono in buone condizioni di salute e i combattenti che li hanno fermati li trattano benissimo e già domani potrebbero rientrare in Italia”, afferma una  fonte, contattata al telefono, sottolineando che i quattro ”verranno riaccompagnati dagli stessi ribelli che li hanno fermati in Turchia”.

La fonte precisa che i ribelli stanno ”effettuando solo degli accertamenti per verificare che si tratti di giornalisti e non di spie come pensato in un primo momento”. Il gruppo di ribelli che li ha fermati ”appartiene alla galassia dell’opposizione e non all’Esercito Siriano Libero (Esl)”, conclude la fonte.

I quattro operavano facendo base in territorio turco e sarebbero entrati in Siria il 2 aprile nella zona di Guveci. Sembra che le loro tracce si siano perse dal 4 aprile. Potrebbero aver filmato postazioni militari e per questo sarebbero stati fermati.

Ricucci e Colavolpe erano già stati insieme nei mesi scorsi per un altro reportage ad Aleppo, sempre prodotto dal canale di approfondimento Rai. Prima di partire Ricucci aveva parlato di voler raccontare quella che definiva “una tragedia infinita”. Sul suo blog spiegava l’idea di “Silenzio, si muore”, un progetto di giornalismo partecipativo – il primo di questo genere per la Rai – e parlava della squadra che lo avrebbe accompagnato in Siria.

(Foto Ansa e Facebook)