No Tav, A32 bloccata: cominciati gli espropri, polizia presidia il cantiere

Pubblicato il 11 Aprile 2012 - 13:37 OLTRE 6 MESI FA

CHIOMONTE (TORINO) – Al cantiere Tav della Maddalena di Chiomonte, in Val di Susa, sono cominciati gli incontri tra gli incaricati della Lyon Turin Ferroviaire e i proprietari dei terreni per la ”occupazione temporanea” degli ultimi due ettari dell’area dove verrà scavato il tunnel esplorativo della nuova Torino-Lione. I 2 ettari – frazionati in una sessantina di proprietà- erano stati recintati il 27 febbraio scorso ma finora non è stata possibile alcuna operazione. Il cantiere si estende su 7 ettari ed i lavori dureranno circa 4 anni. Circa 150 studenti – secondo la Questura di Torino – aderenti al movimento No Tav hanno bloccato l’autostrada A32 Torino-Bardonecchia all’altezza dell’imbocco della galleria di Prapontin, a Bussoleno (Torino), per protestare contro gli espropri che sono iniziati. La circolazione è interrotta in entrambe le direzioni.

Le operazioni di ‘esproprio’ dei terreni nel cantiere Tav di Chiomonte (Torino) si stanno svolgendo in un clima invernale, in campi e boschi coperti dalla neve caduta nella notte e tra il fango causato dalla pioggia dei giorni scorsi.  Sotto la neve hanno passato la notte alcuni attivisti No Tav, in ricoveri di fortuna sui sentieri che portano all’area recintata del cantiere. La scorsa notte a Bardonecchia, una trentina di chilometri sopra Chiomonte, sono caduti 30-40 cm di neve che hanno reso difficile anche il traffico stradale.

L’accesso all’area del cantiere e’ sorvegliato dalle forze dell’ordine: lo si raggiunge percorrendo una stretta serpentina ricavata dalla disposizione di alcune poderose strutture in ferro e cemento armato chiamate betafence. Numerosi simpatizzanti No Tav protestano scandendo slogan.  I primi proprietari a essere chiamati sono stati in sette e non tutti sono presenti. Gli avvocati hanno eccepito (e fatto mettere a verbale) che l’appello e’ stato lanciato da un funzionario di Rfi, un soggetto che – dicono – non ne ha titolo.

Ai cancelli e’ presente Alberto Perino, leader carismatico dei No Tav, che rappresenta – con delega – alcuni proprietari tra cui Luca Abba’, il militante tuttora ricoverato in ospedale per le conseguenze della caduta dal traliccio su cui si era arrampicato per protesta il 27 febbraio.    In tutta l’area del cantiere e’ da ieri vietato l’ingresso e il transito sulla base di un’ordinanza del Prefetto di Torino; l’ordinanza restera’ in vigore fino a lunedi’. ”A me vogliono espropriare solo tre metri quadrati. Ma io non voglio: e’ una questione di principio”: lo ha detto Nella S., di Giaglione (Torino), uno dei proprietari – una settantina – dei piccoli lotti che devono essere temporaneamente espropriati per l’avvio dei lavori del primo cantiere del Tav in Valle Clarea.    L’appezzamento di Nella, che abita nel paese piu’ vicino alla valletta, e’ piu’ vasto, ma solo tre metri saranno interessati. ”Secondo i calcoli – spiega – mi spetta un canone di 38 centesimi. Figuriamoci se ne faccio una questione di soldi”.    ”Da maggio dello scorso anno –  ha detto un altro proprietario, Fausto S., che possiede 500 mq – non posso accedere al mio terreno. In questi mesi ci sono passati sopra con le ruspe e io non lo riconoscero’ nemmeno piu’. E’ o non e’ una violazione dei miei diritti?”.

Gli studenti, che provengono da alcune scuole superiori della valle di Susa, si sono radunati stamani nei pressi dello svincolo autostradale di Chianocco (Torino) e hanno percorso un tratto della statale 25 in corteo a piedi. Poi hanno attraversato alcuni prati e hanno raggiunto l’imbocco della galleria di Prapontin, occupando entrambe le carreggiate. Infine, hanno depositato alcune masserizie sulla sede stradale.    La Polizia e la Sitaf hanno disposto l’immediata chiusura del tratto autostradale nel tratto compreso tra Chianocco e Susa.

”Oggi mettono una toppa a una cosa illegale fatta il 27 febbraio scorso”: cosi’ Alberto Perino, leader storico No Tav entrato nel cantiere in ”rappresentanza di Luca Abba”’, l’attivista caduto dal traliccio a fine febbraio mentre venivano recintati i terreni di cui oggi si discutono i risarcimenti per le occupazioni temporanee.  ”Oggi – ha detto Perino – e’ una giornata di lotta e siamo qui per lottare. Se i lavori dureranno 20-30-50 anni noi saremo qui a lottare e immaginatevi quali saranno alla fine i costi dell’operazione”.    Perino e’ salito a piedi al cantiere, rifiutando il trasporto sul pullmino come gli altri proprietari. ”Non avevo alcuna intenzione – ha spiegato – di farmi scarrozzare da lorsignori”.

Un gruppo di un centinaio di manifestanti No Tav si e’ avvicinato alle reti esterne del cantiere nel territorio di Giaglione. Gli attivisti battono bastoni sulle reti e gridano gli slogan ”Giu’ le mani dalla Val Susa” e ”Fuori le truppe di occupazione”.    Le forze dell’ordine che presidiano l’area di cantiere si sono posizionate di fronte per fronteggiare i manifestanti.    Nel frattempo proseguono le procedure delle operazioni di ”occupazione temporanea” dei terreni.

(Foto LaPresse)