Venezia, applausi per Il giovane favoloso: Elio Germano nei panni di Giacomo Leopardi FOTO

Pubblicato il 2 Settembre 2014 - 10:45 OLTRE 6 MESI FA

VENEZIA – Dieci minuti di applausi la sera di lunedì 1 settembre in Sala Grande alla proiezione ufficiale del Giovane Favoloso di Mario Martone, in concorso a Venezia 71.

La sfida non era affatto facile, quella di mettere sul grande schermo la vita e la natura aspra di Giacomo Leopardi e renderla appetibile, non retorica, e sopratutto viva. Mario Martone con Il giovane favoloso, in concorso al Festival di Venezia, ha fatto anche di più con questo film che racconta la vita del poeta di Recanati dall’infanzia fino alla morte a Napoli. Una vita non felice, vissuta nel segno della cultura e, ovviamente, di quella poesia difficile più che mai da raccontare sul grande schermo senza cadere negli abissi del cattivo gusto e del melo’. Va detto che il Leopardi raccontato da Martone tanto triste non lo è. Almeno non lo è sempre. Agli inizi, quando vive nella sua odiata Recanati sulla quale vorrebbe scrivere un ”trattato dell’odio per la Patria”, certo il giovane sente tutta la sua inadeguatezza a vivere in un posto così lontano dal mondo. Animato, come è, da un dichiarato ”insolente desiderio di gloria” il giovane Leopardi, che vive relegato nella nota biblioteca del padre Conte Monaldo (Massimo Popolizio), ha solo l’occasione di dare sfoggio della sua grande geniale capacità filologica che lo pone come su un piedistallo. Ma, nonostante la sua imbarazzante genialità, non è affatto pedante e non fa pesare per nulla la sua cultura a fratello Carlo Orazio (Edoardo Natoli) e la sorella Paolina (Isabella Ragonese) che lo adorano non per il suo genio, ma per la sua sicura ironia. Va un po’ meglio quando, dopo alcuni tentativi di fuga, a 24 anni il poeta, già famoso negli ambienti letterari, lascia finalmente la sua odiata Recanati.

L’alta società italiana allora apre le porte ai suoi successi, ma lui alla fine, pur sentendosi libero, vive sempre con disagio quel mondo in cui le donne, per suo carattere ed aspetto, gli restano comunque estranee e dove tutti si relazionano con lui solo per adularlo o criticare il suo cronico pessimismo. La sua via crucis fisica, il suo diventare uno specie di storpio colto quanto raffinato che passa da Firenze a Roma fino a quella Napoli, insieme forse al suo unico vero amico Antonio Ranieri (Michele Riondino) è raccontata da Martone con fedeltà di ricostruzione storica. Scena cult del film quella dell’eruzione del Vesuvio vissuta dal poeta, ormai prossimo alla morte, da una terrazza di una villa di Torre del Greco. Ma l’anima forte de Il giovane favoloso sta sicuramente nella intelligente pessimismo di Leopardi declinato nel film in più di una scena. Per il poeta il suo è ”uno scetticismo ragionato e dimostrato”, scientifico insomma. A un letterato invadente che in un bar lo attacca dicendo che la sua visione malinconica delle cose non può anche non dipendere dai suoi tanti malanni e dalla suo aspetto fisico Leopardi, facendo aspettare il suo amato gelato alla crema, replica:”Io sono infelicissimo e basta e tutti i giornali dei due mondi non mi convinceranno mai del contrario”.

Le immagini della presentazione (foto Ansa)