Matteo Renzi: “Il mio Pd è sinistra, non centro”. Compagni state sereni…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Maggio 2015 - 11:49 OLTRE 6 MESI FA
Matteo Renzi (foto Ansa)

Matteo Renzi (foto Ansa)

ROMA – “Il mio Pd non cederà al centro è sinistra anche senza D’Alema” è la garanzia che Matteo Renzi ha rilasciato alla sinistra del Pd parlando con Claudio Tito a Repubblica Tv. Diventerà come dire: “Compagni state sereni?”. Farà il paio con “Enrico stai sereno”, detta a Enrico Letta poco prima di farlo fuori?  Per il lomento i compagni hard core si devono accontentare delle parole di Matteo Renzi: “Si vince su un profilo riformista che non vuol dire al centro”.

“Non è che se non ci stanno loro [quelli della sinistra Pd] non c’è la sinistra. Il Partito della Nazione non è un minestrone indistinto ma un partito di sinistra”.
“Il Pdsta facendo i conti con una “crisi di crescita”: da sinistra sono arrivati di più di quanti se ne siano andati. Penso a Gennaro Migliore, Di Salvo e tanti con loro. Quindi non è vero che c’è un rischio di smottamento al centro, un rischio di perdita di identità. Ma quello che serve probabilmente oggi è una riflessione culturale un pochino più grande. Con la nuova legge elettorale, abbiamo oggi uno spazio politico straordinariamente affascinante per discutere di cosa dev’essere un partito, avrebbe detto Veltroni, a vocazione maggioritaria. Chi se ne va merita tutto il nostro rispetto ma andarsene per far che cosa? Per fare un movimento personale? Io voglio molto bene, anche personalmente, a Pippo Civati, sono andato a vedere sul suo sito per vedere che cosa ha in testa di fare. C’è scritto: “aderisci a Civati. it” cioè aderisci a un cognome”.
“Credo che l’espressione “partito della nazione” vada chiarita. Reichlin ne parlò sull’Unità dopo il 41% alle europee come di una opportunità. Il che vuol dire un minestrone indistinto dove c’entrano tutti? No, è un partito di sinistra che è in grado di esprimere un’idea riformista del paese e della politica, che si apre, che si allarga agli elettori che possono essere elettori di sinistra radicale o moderati. Non ci vedo niente di male. Il partito della nazione è la continuazione del Pd”.
“Potremmo allargare la riflessione a quello che sta accadendo a livello europeo. Alla Liguria e al Regno Unito. Sono due simboli fantastici di una discussione che noi dovremmo fare. In tutta Europa c’è una sinistra riformista e una sinistra masochista. La sinistra riformista è quella che prova a vincere. È di sinistra fare leggi come il divorzio breve, come l’autoriciclaggio, come la reintroduzione del falso in bilancio, come la legge sulla cooperazione internazionale, gli ecoreati, gli 80 euro alle fasce più deboli? Per me si.
“[Anche abolire l’articolo 18 è di sinistra], perché quello che stiamo facendo sul mercato del lavoro oggi in Italia lo ha fatto Schroeder in Germania 10 anni fa, lo ha fatto Clinton in America 20 anni fa. Certo è della sinistra riformista dare nuove tutele».
“In Inghilterra è accaduto che la scelta di Ed Miliband come candidato della sinistra, ha spostato il partito su una posizione più di sinistra e ha consentito a Cameron di avere la strada per rielezione più agevolata”.
“Da Manchester passo a Rapallo, perché in Liguria che è oggettivamente l’ultima spiaggia per Berlusconi, è accaduta una cosa molto semplice: la sinistra masochista ha chiesto le primarie, le ha perse, anziché accettare il risultato cosa che hanno fatto quasi tutti i dirigenti del Pd, ha rimesso in discussione quel risultato e ha candidato Pastorino contro il candidato ufficiale del Pd Lella Paita. Lo fa non per vincere ma per far vincere il candidato di Berlusconi, Giovanni Toti. Per rianimare con il massaggio cardiaco Forza Italia. Forza Italia ha una sola possibilità di essere rianimata e gliela dà la sinistra masochista”.
“Con grande rispetto per D’Alema e per Bersani, non è che se non ci sono loro non c’è la sinistra che proviene dai Ds. Non è che siccome non c’è D’Alema allora non c’è la sinistra. Non è che sinistra è dove ci sono “io”. Il fatto che non ci sia D’Alema a me dispiace per D’Alema ma non è che mi dispiaccia per il Paese. Spero che Fassina rimanga, se non rimane però è un problema suo, non nostro”.
“Si va a votare nel febbraio del 2018”.