Corea del Nord, un cigno nero a pranzo: la soluzione di Kim alla fame, ma la carestia non era affatto imprevista

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Ottobre 2021 - 12:52 OLTRE 6 MESI FA
Corea del Nord cigno nero

Corea del Nord, cigno nero come risposta alla crisi alimentare

Corea del Nord, un cigno nero a pranzo: la soluzione di Kim alla fame. Per contrastare i morsi di una crisi alimentare ormai generalizzata, in Corea del Nord si sta promuovendo l’allevamento e la produzione di cigni neri.

Corea del Nord, un cigno nero a pranzo: la soluzione di Kim alla fame

Il problema è molto grave, lo stesso Kim Jong Un ha ammesso che la situazione alimentare della Corea del Nord è “tesa“.

Certo, si adducono motivazioni esterne: i tifoni, le sanzioni internazionali. Anche la lentezza della burocrazia. Gli analisti attribuiscono il fallimento al modello “sovietico”. L’ammassamento centralizzato della produzione inibisce la produttività, i contadini non sono incentivati a far meglio.

Tornando al cigno nero (cygnus atratus), la questione è curiosa. “Il sapore del cigno nero cotto è delizioso, ha un gusto senza eguali e anche proprietà medicinali. E il suo allevamento su base industriale aiuterà a migliorare la dieta della popolazione”, ha scritto il Rodong Sinmun, quotidiano del regime, citato dal Corriere della Sera.

In Occidente vige un tabù alimentare

Sarà. In Occidente il cigno nero si associa a un evento catastrofico inatteso, per esempio la particolare e disastrosa congiunzione di eventi che porta al crollo della Borsa. Questo perché fino all’età moderna si credeva che esistessero solo cigni bianchi, il cigno nero essendo visto come un’assoluta rarità.

Dal punto di vista della storia dei cibi commestibili, la questione è interessante. Grosso modo si tratta di un tabù alimentare: nel Levitico, la Bibbia comprende i cigni tra i volatili non commestibili.

Animali, cioè, impuri che non possono essere mangiati dall’uomo, insieme a rapaci, struzzi, cicogne, aironi, pipistrelli…

Ma alla tavola di Enrico VIII era una prelibatezza

In Inghilterra invece, i cigni sono di esclusiva proprietà reale. E venivano serviti in gran pompa alla tavola della corte di Enrico VIII e poi di Elisabetta I. L’arte culinaria europea, forse interiorizzando il tabù, ha sempre scartato il cigno. Qualificandolo come animale dalla carne grassa, troppo dura, poco digeribile, dal vago e inopportuno sapore di pesce. 

Un tabù, occorre precisare, non solo di carattere religioso, ma, come dire, principalmente estetico. Il mito ci consegna infatti l’immagine del cigno come simbolo di purezza e candore, maestosa nobiltà, elegante sensualità, solitaria dignità.

Anche considerando il doppio negativo rappresentato dal cigno nero di Čajkovskij, si può infilzare tanta dovizia sentimentale su uno spiedo?