Dias gatto profugo da Iraq: appello per trovare sua famiglia

di redazione Blitz
Pubblicato il 14 Febbraio 2016 - 13:13 OLTRE 6 MESI FA

ATENE – Si chiama Dias ed è sbarcato lo scorso novembre da un gommone sull’isola di Lesbo, in Grecia. E’ il gatto profugo venuto dall’Iraq insieme alla sua famiglia. Ma nella confusione dei primi soccorsi si era perso: lo hanno cercato per ore e alla fine hanno dovuto proseguire il viaggio senza di lui. Ma dopo tre giorni quel micio bianco, affamato e spaventato, è ricomparso in un bar frequentato da alcuni volontari. Ashley Anderson, un’attivista che per mesi ha lavorato sull’isola di Lesbo, si è presa cura di lui e ha lanciato un appello via Facebook per cercare di ritrovare la sua famiglia, finita chissà dove nel Nord Europa.

Ne parla Fulvio Cerutti sul quotidiano la Stampa:

Durante lo sbarco, nella confusione, di Dias si sono perse le tracce sulla spiaggia quell’immensa spiaggia. Nonostante la situazione, però quella famiglia l’ha cercato per ore, ma senza successo. Alla fine hanno dovuto continuare il loro viaggio senza l’amico peloso.

Ma la storia non finisce qui: tre giorni dopo, quel gatto rispunta, affamato e spaventato, in un bar frequentato dai volontari come la Anderson. Ma ormai la sua famiglia era lontana, con destinazione chissà dove. Dopo qualche giorno la notizia di quel gatto è arrivata alle orecchie della donna che ha subito capito essere Dias.

Nonostante qualche critica (“con tutto quello che succede perché perdere del tempo per un gatto?”), la Anderson ha deciso di fare di prendersi cura di lui e fare di tutto per ritrovare la sua famiglia.

Così l’ha portato da un veterinario per fargli fare un bagno, un check-up e farlo sterilizzare. La Anderson è poi tornata in Svizzera dove vive, mentre Dias è volato con un altro volontario in Germania con la speranza che la sua famiglia fosse andata lì.

Per cercare di raggiungere questo obiettivo, è stata creata una pagina Facebook e stampato diversi volantini – in arabo e in inglese – con la sua storia. «Questa non è solo la storia di un gatto – ha commentato Anderson che continua a cercare il ricongiungimento – è una questione di speranza. Speranza di cui queste persone hanno davvero bisogno».