Gatto in casa quando si aspetta un figlio: qualche consiglio per la convivenza

di redazione Blitz
Pubblicato il 14 Novembre 2018 - 12:46 OLTRE 6 MESI FA
Gatto in casa quando si aspetta un figlio: qualche consiglio per la convivenza

Gatto in casa quando si aspetta un figlio: qualche consiglio per la convivenza (Foto Ansa)

Quando si aspetta un figlio e si ha in casa un gatto il primo timore è: che rapporto avranno? Ci saranno gelosie e dispetti? Ma la realtà è migliore di quanto si pensi, come spiega Sabrina Giussani, medico veterinario esperto in comportamento animale.

 Fin dai primi mesi di gravidanza possiamo annunciare al gatto l’arrivo del neonato: la mamma, massaggiando la pancia, trasmetterà al piccolo felino la gioia provata. La comunicazione emozionale, infatti, è percepita con facilità dal nostro gatto. L’arrivo a casa e la conoscenza tra i piccoli di casa deve essere mediata dai genitori così che l’interazione inizi nel migliore dei modi. Ecco alcuni consigli. 

  1. Cosa succede al gatto quando la padrona di casa (e del gatto) è incinta? In qualche modo avverte che qualcosa sta cambiando? Che tipo di reazione ci possiamo aspettare? Quanta verità c’è nel pericolo di malattie trasmissibili (toxo)? Gli animali che vivono con noi sono in grado di percepire il cambiamento dell’odore legato agli ormoni che indicano la presenza di una gravidanza. Poiché il gatto si acciambella volentieri sull’addome dei proprietari, il piccolo felino percepisce fin da subito i movimenti del feto. Le emozioni positive come la gioia trasmessa dalla gestante quando si accarezza l’addome, sono percepite dal gatto; dando un nome al nascituro/a, legheremo emozioni positive al neonato così che all’arrivo a casa il gatto sarà facilitato nella conoscenza. La toxoplasmosi è una malattia trasmissibile dal gatto attraverso le feci. Per evitare di contrarla è necessario effettuare un esame delle feci al gatto così che il parassita possa essere eliminato attraverso una terapia. Per prevenire la malattia comunque basta lavarsi accuratamente le mani dopo aver pulito la cassetta oppure usare i guanti. È necessario però evidenziare che in altri animali (bovino, cavallo e così via) il toxoplasma può incistarsi nella muscolatura. Ecco perché è necessario seguire il piano alimentare proposta dal medico curante, evitando salumi e lavando bene frutta e verdura.
  2. Sul rapporto tra gatti e bambini ci sono molti miti di felicità reciproca misti ad ansie, ad esempio per malattie. I gatti possono trasmettere virus, batteri, allergeni ai neonati? Quali cautele adottare? Possono esistere rischi di comportamenti aggressivi o violenti verso il nuovo arrivato? Le visite sanitarie periodiche presso il veterinario curante garantiscono lo stato di buona salute del gatto. Gli allergeni non sono costituiti tanto dal pelo o dalla saliva del gatto quanto da una proteina secreta dalle ghiandole sebacee della cute del gatto. È difficile sapere se il nascituro sarà o meno sensibile agli allergeni presenti nel mondo esterno all’utero. Recentemente per aiutare la cute del neonato ad adattarsi lentamente al nuovo ambiente di vita, non viene lavata dalle secrezioni vaginali e dal liquido amniotico. La “pellicola” formata da questi liquidi quando si seccano è come un “impermeabile” che permette alla cute del piccolo di mantenere una corretta idratazione. Per favorire la conoscenza tra gatto e neonato è necessario lasciare all’animale i “propri” tempi. Alcuni piccoli felini saranno più timidi mentre altri più intraprendenti. È opportuno concedere al gatto di entrare nella culla, salire sul passeggino e sul fasciatoio nelle settimane che precedono il parto. Così facendo l’animale conoscerà i nuovi oggetti e rapidamente l’interesse per questi manufatti scemerà. Lasciare a disposizione cuccette e inserirne di nuove permetterà al gatto di sentirsi “soddisfatto”: il piccolo felino eviterà di occupare la nuova “cuccia grande”, cioè la culla del neonato. 
  3. Come vede un gatto il nuovo arrivato? Il neonato porta con sé l’odore e i feromoni della mamma. Il gatto “annusa” il neonato come una “possibile parte” della famiglia. Per fare in modo che il gatto integri il bambino nel sistema famiglia è necessario che i due si conoscano con il passare del tempo.
  4. Come creare i presupposti per una felice convivenza? Per “partire” con il piede giusto è opportuno: fin dai primi mesi di gravidanza, annunciare al gatto l’arrivo del neonato. Mamma può massaggiare la “pancia” e, rivolgendosi al gatto, spiegare che arriverà un piccolino; coinvolgere il gatto durante l’allestimento della cameretta del bambino e consentire all’animale l’ingresso alla stanza in libertà o quando mamma e papà sono presenti; poiché numerosi gatti gradiscono riposare nella culla, è opportuno predisporre numerosi luoghi di riposo (cuccette, scatole di cartone, in bella vista o nascosti secondo le preferenze del gatto) nella cameretta così che l’animale possa acciambellarvisi con tranquillità; mostrare al gatto, qualche settimana prima dell’arrivo del bambino la carrozzina sia immobile, collocata in differenti stanze dell’abitazione, sia in movimento all’interno delle mura domestiche. Così facendo, l’animale imparerà a non avere paura di quest’oggetto; lasciare che il gatto si avvicini al bambino e lo annusi spontaneamente, senza forzarne l’interazione e il contatto. È opportuno evitare di alzare la voce (o gridare), sollevare e spostare rapidamente il bambino o voltarsi di scatto all’arrivo dell’animale per non preoccupare o spaventare il gatto; limitare, durante i primi giorni dopo la dimissione, la presenza dei parenti a quelli maggiormente conosciuti dal gatto in modo che la famiglia possa “conoscersi” in tutta tranquillità; all’arrivo di parenti e amici, questi saluteranno dapprima il gatto e solo in un secondo tempo il bambino. Così facendo, l’animale si sentirà parte del gruppo e integrerà rapidamente il nuovo arrivato nella famiglia; mamma e papà saranno, per il bambino, i modelli comportamentali d’interazione con l’animale (neuroni specchio, imitazione). È necessario, per esempio, coccolare il gatto evitando di accarezzarlo quando si trova nel luogo di riposo preferito. Così facendo, quando il bimbo inizierà a gattonare e a camminare rispetterà anch’egli gli spazi dell’animale prevenendo la comparsa di eventuali comportamenti di aggressione difensiva.