Spagna, per la prima volta un cane in affido in base al legame affettivo: giudicato un essere senziente

di FIlippo Limoncelli
Pubblicato il 30 Gennaio 2022 - 09:00 OLTRE 6 MESI FA
Spagna cane affido

Spagna, per la prima volta un cane in affido in base al legame affettivo: giudicato un essere senziente (foto ANSA)

La giustizia spagnola ha riconosciuto a Tuco, un cane di 5 anni e mezzo che vive ad Oviedo, il diritto a rimanere in affidamento con la persona che se ne è presa cura da quando il suo proprietario dichiarato si è trasferito all’estero, nel 2018. Si tratta del primo caso conosciuto in Spagna di applicazione di una riforma del Codice Civile che riconosce gli animali domestici come “esseri viventi” dotati di sensibilità e non come cose.

Spagna, per la prima volta un cane in affido in base al legame affettivo

Per risolvere temporaneamente il contenzioso giudiziario riguardante Tuco, reclamato ora dal suo primo padrone, una giudice ha infatti determinato che questo cane e Oumaima Laamar, la ragazza 29enne che se ne è presa cura, hanno sviluppato nel frattempo “importanti legami affettivi”. E che “un cambiamento di ambiente e nucleo familiare potrebbero provocargli sofferenze evitabili”.

Oumaima e Tuco potranno quindi continuare a vivere insieme fino a quando non ci sarà una sentenza definitiva sul caso, secondo quanto stabilito in una risoluzione resa nota dall’Associazione per la Difesa di Vittime di Ingiustizie, che ha curato gli interessi legali della donna.

Tuco, il primo cane giudicato un essere senziente

Il primo padrone di Tuco, rientrato in Spagna, aveva quindi reclamato di essere il legittimo proprietario. Oumaima, però, si era opposta, spiegando che nel frattempo aveva stabilito un vero e proprio legame affettivo con il cane. Ora, in base alla recente riforma del Codice Civile spagnolo che riconosce gli animali domestici come “esseri viventi e dotati di sensibilità“, il tribunale ha stabilito, seppur in via provvisoria, che Tuco dovrà restare insieme alla ragazza fino a quando non ci sarà una sentenza definitiva sul caso. 

Molto soddisfatta Oumaima, che in un’intervista a El Mundo ha spiegato: “Morirebbe di depressione senza di me, perché in quasi quattro anni ci siamo separati solo per cinque giorni ed è rimasto con la mia famiglia“. Ad assistere la ragazza nella causa c’è l’Associazione per la difesa di vittime di ingiustizie.