Pesto subacqueo, fatto con basilico da orto in fondo al mare

di redazione Blitz
Pubblicato il 23 Settembre 2015 - 12:02 OLTRE 6 MESI FA
Pesto subacqueo, fatto con basilico da orto in fondo al mare

Pesto subacqueo, fatto con basilico da orto in fondo al mare

GENOVA – Il primo pesto sottomarino, realizzato come vuole la tradizione, ma con le profumate foglie di un basilico coltivato in fondo al mare. Lo hanno fatto a Noli, in Liguria, dove Sergio Gamberini, esperto di mare e immersioni, cura da circa due anni il primo orto subacqueo made in Italy. Con le pinne rastrello ed occhiali Gamberini è sceso sui fondali del ponente ligure, tra i sei e i 12 metri di profondità e ha installato delle biosfere trasparenti all’interno delle quali crescono rigogliosi fragole, basilico e lattuga. E da quest’anno si sono aggiunti anche rapanelli, zucchine, prezzemolo, origano e timo.

Le ecosfere funzionano come una serra grazie ad una temperatura quasi costante tra giorno e notte e alla evaporazione dell’acqua di mare che, condensandosi sulle pareti interne, crea le condizioni ideali per la crescita delle piante. La conferma della bontà del basilico, già promosso dagli esami del Centro di sperimentazione e assistenza agricola (Cersaa) di Albenga, si è avuta con la prova del pesto.

A preparare il primo pesto sottomarino è stato Roberto Ciccarelli, esperto nell’uso del mortaio e fondatore insieme a Stefania Passaro, dell’associazione culturale “Siamo gente di Mare”, nata nel 2003 a Carloforte, l’isola dei genovesi in Sardegna, che si propone di riscoprire, conservare e diffondere le tradizioni gastronomiche delle popolazioni costiere italiane.

Il basilico dell’Orto di Nemo, unito agli ingredienti rigorosamente Dop come la ricetta della tradizione prescrive, si è rivelato all’altezza del compito. “Un pesto armonioso” hanno commentato gli esperti presenti tra i quali Federico Ferrero, vincitore di MasterChef 2014. “La ricerca che crea innovazione per un futuro sostenibile ha così trovato un alleato, il mortaio, un antico oggetto a impatto ambientale zero: non inquina e non fa rumore. Per i liguri è sempre stato un accessorio fondamentale. Lo portavano in viaggio sui loro velieri e in caso di naufragio era una delle prime cose da salvare”.