Quinoa, nuova moda grano dalle Ande: prezzo schizza, doveva sfamare il mondo…

Pubblicato il 15 Marzo 2013 - 11:49| Aggiornato il 5 Ottobre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “La quinoa può sfamare il mondo”. L’Onu è pronta a scommettere su questo cereale che nasce sugli altopiani delle Ande. La quinoa è un piccolo seme nutriente che non contiene né grassi né glutine. Ma il prezzo di questo cereale, ribattezzato il “grano d’oro” delle Ande, ha cominciato a salire, scrive Repubblica. E ora gli indigeni, che sul seme hanno basato la propria alimentazione, non possono più permettersi di comprarlo.

Repubblica scrive:

“Il nuovo oro degli Inca ha la forma di un piccolo cece, a seconda delle varianti rosso, nero o perlato. La pianta ha steli superbi, simili a spighe, rossi e gialli, una meraviglia a vedersi. Ma non chiamatelo cereale. Anche se l’utilizzo è simile, tanto da essere considerato uno pseudo-cereale, la quinoa appartiene alla famiglia delle Chenopodiaceae, la stessa di spinaci e barbabietole”.

Ma le proprietà nutritive e benefiche della quinoa sono molte:

“Altamente nutritiva, ricca di proteine vegetali, amminoacidi e fibre, ha grassi “buoni”, quelli insaturi. Contiene più fosforo, potassio, magnesio, ferro e calcio rispetto alla maggior parte dei cereali. Senza glutine, è adatta anche ai celiaci. I semi si possono utilizzare per zuppe o insalate, la farina come base per quasi tutto. Così la quinoa è entrata nell’olimpo dei supercibi”.

Non solo nutrizionisti e chef consigliano la quinoa, ma la Nasa l’ha scelta per l’alimentazione dei suoi astronauti e l’Onu ha dichiarato il 2013 come l’Anno internazionale della quinoa. L’obiettivo dell’Onu è quello di sconfiggere la fame nel mondo, come spiega José Graziano da Silva della Fao, riporta Repubblica:

“È la sola pianta alimentare con tutti gli amminoacidi essenziali, micronutrienti e vitamine che si adatta a climi e ambienti differenti. Resistente alla siccità, cresce a 4mila metri, con escursioni termiche da -8 a 38 gradi. Offre una fonte di cibo alternativa per i Paesi che soffrono d’insicurezza alimentare”. E secondo studi della Fao potrebbe essere coltivata sull’Himalaya come nel Sahel o in altre zone aride del pianeta”.

La Bolivia è il primo paese produttore di quinoa al mondo, dove cresce il 46% di questo cereale, seguito dal Perù con il 30%. E l’Anapqui, l’Associazione boliviana dei produttori, è cresciuta del 23% negli ultimi 5 anni. Tentativi di coltivare la quinoa sono iniziati anche in altri Paesi, spiega Repubblica, dagli Stati Uniti all’Asia, in Europa e Africa.

Ma mentre tutti annunciano la quinoa come cereale che salverà il mondo dalla fame il suo prezzo ha cominciato a lievitare. Il costo però è triplicato in pochi anni con l’aumento dell’esportazione e delle richieste, tanto da diventare troppo costoso anche per i boliviani che basavano su questo seme la propria alimentazione:

“E quello che è sempre stato un alimento base della cucina andina sta diventando inaccessibile proprio ai boliviani, costretti a ripiegare su alimenti più economici e meno sani. La quinoa inoltre sta scalzando altre coltivazioni locali, le piccole produzioni si trasformano in coltivazioni intensive, compaiono trattori e prodotti chimici, con rischi per l’ambiente e per le comunità locali. Sopravvissuto per millenni, il “grano d’oro” delle Ande fatica ora a fronteggiare l’assalto dei salutisti”.