Un messaggio segreto negli affreschi della Cappella Sistina

Pubblicato il 6 Giugno 2010 - 18:53 OLTRE 6 MESI FA

Un messaggio segreto nascosto da Michelangelo negli affreschi della Cappella Sistina. È quello che Ian Suk e Rafael Tamargo, due esperti di neuroanatomia della John Hopkins University School of Medicine, sostengono di aver trovato osservando i dipinti romani.

Già nel 1990 un medico americano, Frank Mesheberger, aveva riportato in un articolo apparso sul Journal of the American Medical Association una sensazionale scoperta: nell’affresco che rappresenta “La creazione di Adamo”, intorno all’immagine di Dio, Michelangelo avrebbe riprodotto fedelmente l’anatomia di un cervello umano, visto in sezione trasversale.

Secondo il medico, l’intento dell’artista era di mostrare come Dio non avesse infuso ad Adamo soltanto la vita, ma soprattutto l’intelligenza.

Nello studio pubblicato sull’ultimo numero della rivista specialistica Neurosurgery, Suk e Tamargo vanno oltre. E individuano in un altro affresco, quello della “Separazione della luce dalle tenebre” posto proprio sopra l’altare, la rappresentazione dettagliata della colonna vertebrale umana e del midollo allungato che la collega al cervello.

L’immagine sarebbe nascosta tra il petto di Dio, e precisamente in una piega della tunica che condurrebbe al nervo ottico, e il suo collo, illuminato frontalmente al contrario del resto dei personaggi. Un’area che ha da sempre suscitato perplessità tra i critici per le numerose imperfezioni, inusuali per un esperto di luce e di anatomia come Michelangelo, che all’età di 17 anni già sezionava cadaveri disseppelliti dai cimiteri per poterli studiare.

Sovrapponendo l’immagine della gola alla sezione di un cervello visto dal basso, le due combacerebbero perfettamente, mostrano gli esperti. Il dubbio, ora, è se il soffitto della Cappella Sistina sia una sorta di test di Rorshach in cui ciascuno può vedere ciò che vuole o se sia, invece, un “manifesto” del pensiero del suo autore.

Suk e Tamargo non fanno supposizioni, ma un articolo apparso sul sito della rivista Scientific American ricorda il contesto in cui gli affreschi furono realizzati, tra il 1508 e il 1512. Un periodo in cui il contrasto tra Chiesa e Scienza aveva raggiunto il suo apice e che di lì a poco sarebbe sfociato nella rivoluzione astronomica e nell’affermazione della teoria eliocentrica di Copernico.

Lo stesso rapporto tra Michelangelo e la Chiesa Cattolica era entrato profondamente in crisi. L’artista non solo biasimava l’opulenza e la corruzione imperanti in Vaticano, ma arrivò ad essere condannato da Papa Paolo IV per essersi avvicinato allo Spiritualismo. Una filosofia che sostiene la possibilità di una comunicazione diretta tra Dio e il fedele e che esautora quindi la Chiesa dal suo ruolo di “tramite necessario”.

Paolo IV arrivò addirittura a punire Michelangelo per aver diffamato la Chiesa attraverso l’affresco che rappresenta “Il giorno del Giudizio”, in cui l’artista sembra suggerire che Gesù e i suoi seguaci possano parlare direttamente con Dio.

In quest’ottica, il messaggio nascosto sul soffitto della Cappella Sistina potrebbe suggerire che attraverso l’intelligenza, l’osservazione e gli organi umani che le rendono possibili, l’uomo sia in grado di trovare una strada che lo conduca, direttamente, a Dio.