Editoria. Carlo Feltrinelli: “La carta non scomparirà, bisogna investire”

Pubblicato il 2 Maggio 2011 - 12:44 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Carlo Feltrinelli parla di editoria, di famiglia, di libri e di cultura. Come guida di una casa editrice importante in Italia si racconta ad Aldo Cazzullo che lo ha intervistato per il Corriere della Sera.

«L’anno scorso in Italia abbiamo venduto 23 milioni di copie. Ora le librerie sono 102. Stiamo aprendo a Pescara e Latina. A Verona ne apriremo due» , dice. Poi interpellato sulla crisi dell’editoria commenta: «Prima di tutto c’è una crisi economica mondiale che non è un incidente di percorso. È la crisi di un modello di sviluppo. Poi c’è una rivoluzione tecnologica che sta ribaltando il modello di business dell’editoria. Proprio per questo è il momento di investire, pure in un Paese come l’Italia che sembra aver rinunciato a investire nell’economia della conoscenza. Un pool di banche guidato da Intesa ci ha dato fiducia, con un finanziamento da 180 milioni di euro. In Spagna, l’ipotesi è mettere a frutto la nostra esperienza di librai con la catena La Central ed espanderla in America Latina, magari aprendo una grande libreria a Città del Messico» .

Sul futuro e sui trend in tema di libri e tecnologie dice:  «È iniziata un’epoca del tutto nuova. Ogni cosa cambierà. La via dell’e-book è irreversibile. Dobbiamo attrezzarci a giocare su più terreni. Anche perché la carta — a parte settori come la manualistica o certa saggistica universitaria— non scomparirà. E non solo grazie a chi alla carta è abituato» .

Feltrinelli snocciola anche i nomi degli autori più importanti: «Intanto ci teniamo stretti quelli storici: Stefano Benni, Antonio Tabucchi, Erri De Luca, Alessandro Baricco, Cristina Comencini, Maurizio Maggiani. Tra i nuovi trovo molto interessante Alessandro Mari. A trent’anni ha firmato un romanzo da 800 pagine sul Risorgimento, “Troppo umana speranza”, scritto come un classico. Una storia palpitante. Ora pubblicheremo l’autobiografia di Julian Assange: un manifesto di come i ragazzi possono usare la rete per costringere i governi a dire la verità» . Ha conosciuto Assange? «Sì. È l’apripista di una generazione che vive di fronte alla tastiera, dorme di giorno, di notte naviga. Mi piace avere un autore così. Un tipo feltrinelliano. Visionario, lucido, anarchico» .

Cazzulo lo incalza e Feltrinelli parla del padre: «Be’ mio padre non era proprio un anarchico… Se mai di più lo è Inge (Feltrinelli)» . Sul rapporto con la famiglia dice ancora: «Molto buono. Ho commissionato una storia dei Feltrinelli dal 1840 al 1935, l’anno della morte di mio nonno Carlo» . E gli anni successivi? «Credo di averli raccontati io, in “Senior Service”» . Sulla Giangiacomo Feltrinelli parla di un’idea, la stessa « che espongo nel libro. Non mi pare ci siano evidenze che sia andata diversamente dalla ricostruzione giudiziaria. So che Inge ha un’altra idea. Certo non è implausibile che qualcuno volesse eliminarlo» .

Alla fine dell’intervista c’è anche il capitolo politica e in pillole parla del premier: «Berlusconi non è una barzelletta. È una cosa seria. Dobbiamo prepararci a un’Italia nuova. Io cerco di fare la mia parte» .