“Churchill – Il vizio della Democrazia”, recensione del libro di G. Gambardini

di Girolamo Stabile
Pubblicato il 21 Marzo 2019 - 13:14 OLTRE 6 MESI FA
"Churchill – Il vizio della Democrazia", recensione del libro di di G. Gambardini

“Churchill – Il vizio della Democrazia”, recensione del libro di G. Gambardini

di Girolamo Stabile

ROMA – Il libro “Churchill – Il vizio della Democrazia” di G. Gambardini (Rizzoli – 2019) si concentra sulla volontà dell’autore, o meglio, sul perché scrivere un pezzo di teatro sul celebre primo ministro inglese. L’ambientazione è quella di una camera da letto in cui Churchill si confronta con una infermiera, un personaggio coprotagonista in grado di creare un contraddittorio ed imporsi all’uomo di potere in ragione del suo ruolo e delle cure che necessariamente dovrà somministrare.

Il background in cui si svolge la scena è quella tipica del personaggio principale, vale a dire, sigari, drinks e battute folgoranti, divenute oramai mitiche. Ciò posto, le ragioni per cui l’autore ritiene attuale ricordare questo personaggio sono essenzialmente tre.

La prima: la politica. Oggi la politica viene tendenzialmente percepita in senso negativo. L’incapacità dei politici moderni o la disonestà di alcuni ha denigrato l’attività meritoria di dedicarsi alla cosa pubblica. Tuttavia, bisognerebbe distinguere l’obiettivo. I politici inutili vanno attaccati ed eventualmente esclusi dalle loro cariche, al contrario, non va attaccata la politica in quanto questa è l’essenza stessa della democrazia.

La seconda: l’Europa. L’istituzione europea oggi tanto criticata, seppur perfettibile in alcuni spetti, ha il grande merito storico di avere consolidato la convivenza pacifica tra stati.

La terza: il bisogno di maestri. Ovviamente tipo Churchill. Lui “è il Novecento, è l’Europa, è forse colui che ha salvato l’umanità dall’autodistruzione durate il trentennio 1915-1954, incarna il primato della politica e ha dunque ancora moltissimo da dire propri a noi che oggi annaspiamo in una assenza di politica sensata e soprattutto lungimirante, ovvero con un programma che vada oltre i prossimi quindici giorni.” Churchill è stato un politico di lungo corso. Ha commesso anche errori mai perdonati dai suoi nemici: Gallipoli o il Gold Standard solo per citarne alcuni. Tuttavia, la sua lungimiranza e la sua determinazione hanno identificato e sconfitto il nemico da combattere a qualsiasi costo, il nazismo. Questo, nei modi che la storia ci ha raccontato.

Le tre ragioni sopra esposte si sviluppano nel corso del libro in maniera simmetrica rispetto al personaggio, dando rilievo anche ad alcuni aspetti della vita privata e familiare. Pertanto, chi era Churchill? Per rispondere a questa domanda l’autore si affida ad una citazione di Ms. Plowden, ex fidanzata, secondo cui “la prima volta che incontrate Winston ne vedete tutti i difetti e passate il resta della vita a scoprine le qualità”. E’ noto il pessimo carattere del protagonista, la sua irascibilità (oltre che la depressione che lo accompagnerà per tutta la vita).

L’immagine pubblica è indissolubilmente legata alla lobbia, al sempre presente sigaro ma anche al bicchiere! Alcuni hanno insinuato che fosse in preda all’alcolismo. Churchill beveva prevalentemente champagne Pol Roger e whisky abbondantemente allungato con la soda. Probabilmente, dunque, l’alcol fu uno dei tanti vezzi di cui era fatta la sua lunga giornata. In altri termini, Churchill era un “sipper not a guzzler”.

Tutto ciò posto, l’uomo aveva indiscutibilmente delle qualità eccezionali che probabilmente emergevano sgombrato il campo dal mito che si è creato e che lui ha ovviamente contribuito ad alimentare. La sua arma più efficace fu lingua inglese (al cui studio si dedicò intensamente, trascurando altre materie non di suo immediato interesse), i suoi discorsi restano celebri. Nei momenti bui della guerra lo scopo dei suoi interventi era quello di sostenere il morale delle truppe, della popolazione. 

Churchill fu patriottico non sovranista. Churchill ricercava alleati internazionali, discuteva con i leaders europei del suo tempo Churchill vedeva nella alleanze tra stati europei il bene supremo della fine dei conflitti oltre che benefici di ordine economico. L’autore a questo punto rileva che l’Europa va sicuramente cambiata, migliorata ma non messa in discussione. L’alternativa è sicuramente il conflitto, i muri doganali, le guerre intestine.

A conferma di questo, cito un buffo episodio successo lo scorso agosto ed enfaticamente definito “scallop war”. Questa “guerra” (senza vittime) è scoppiata la scorsa estate tra due flottiglie di pescherecci inglesi e francesi che si sono prese a sassate ed hanno sparato qualche fumogeno nel canale della Manica. Elemento del contendere è stata la pesca alle capesante. Una delle tante questioni lasciate irrisolte dai negoziati sulla Brexit. In breve, a seguito dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea i pescatori inglesi non potranno più gettare le reti nei pressi delle coste francesi. La cronaca del singolare conflitto (ridicolo in sé ma che rende i senso di quanto sopra riportato) riporta che ha avuto la meglio la flotta francese, costringendo le navi da pesca inglesi a rientrare a Dover.

Churchill sosteneva che dopo un conflitto il desiderio di pace e di unione non dura molto, prima che ognuno si rimetta a pensare solo a sé. Su questa base ed anche in ragione di quello che sta succedendo in Europa, ad esempio, a proposito di migranti si può concludere che aveva ragione. Ecco, dunque, il ruolo della politica e del prendere le
decisioni condivise e mai contro una minoranza. L’essenza del dibattito, del confronto, del compromesso al fine di creare nuove idee.

Infine, tra dialoghi immaginari mirati a sottolineare il complesso rapporto con i figli, con suo padre, il fondamentale ruolo moglie, l’amore per gli animali e la pittura, l’autore propone anche una telefonata immaginaria con Churchill il cui tema è l’Europa e la cui sintesi è “l’Europa unita è un’ottima idea, con o senza la Gran Bretagna”. Sintesi che pare un punto di vista sulla Brexit, la cui attuazione assieme alle conseguenze negative rappresentano una significativa incognita per il futuro di questo paese a seguito dell’esito del referendum chiamato sulla questione. Ma come avrebbe detto Churchill “if you are going through hell, keep going”.