Coco Chanel, amante di miliardari, reali e persino un top Nazi. In un libro tutti gli scandali

di Caterina Galloni
Pubblicato il 23 Giugno 2019 - 06:24 OLTRE 6 MESI FA
Coco Chanel, amante di miliardari, reali e persino un top Nazi. In un libro tutti gli scandali

Coco Chanel, amante di miliardari, reali e persino un top Nazi. In un libro tutti gli scandali

PARIGI – La geniale Coco Chanel cambiò il modo di vestire, e di pensare, delle donne. Un nuovo libro “Scent of a scandal: Unabashed lover of millionaires, royalty and even a top Nazi”, in uscita nel 2020, rivela gli amori, i lati straordinari della personalità che hanno reso così affascinante la rivoluzionaria stilista. Anne De Courcy, autrice già di “Chanel’s Riviera: Glamour, Decadence and Survival in Peace and War”, sul Daily Mail pubblica un’anticipazione. 

Tornando a Parigi nell’agosto 1940, appena due mesi dopo l’invasione nazista, Coco Chanel aveva trovato una città molto diversa da quella in cui aveva lanciato la sua casa di alta moda di fama planetaria, la sua sontuosa suite al Ritz era stata requisita dal Comando Supremo di Hitler. Molti parigini erano fuggiti dalla capitale occupata, tra loro Chanel, ma non sopportava di stare lontana dall’amata città e si sistemò in tre stanze più piccole del lussuoso hotel, dove i rifugi antiaerei nelle cantine disponevano di coperte di pelliccia e sacchi a pelo di seta Hermès.

Quando scoppiò la guerra aveva chiuso la Maison Chanel ma la sua boutique rimase aperta: i soldati tedeschi accorrevano a comprare Chanel n. 5 per le loro fidanzate che li aspettavano a casa. Nel giro di pochi mesi, si era lanciata in una relazione con un alto ufficiale tedesco. Non aveva intenzione di lasciar perdere solo perché era un nazista: vivevano tranquillamente e senza ostentazione, evitavano i ristoranti rinomati in cui gli ufficiali nazisti portavano le fidanzate francesi.

Pensò che sarebbe stata considerata una collaborazionista ma la cosa non la preoccupava. La Resistenza francese tuttavia stava osservando. Una mattina presto, nel 1941, due combattenti irruppero nella sua suite dell’albergo: l’avevano bendata, portata in un luogo segreto e interrogata sulla relazione con l’ufficiale tedesco. Fu avvertita che se non avesse cambiato atteggiamento correva il rischio di essere deturpata o uccisa. Ma Chanel era coraggiosa e non si lasciò intimidire: a sorpresa fu rilasciata. 

Pragmatica fin dall’infanzia, 23enne accettò di diventare l’amante di Etienne Balsan, uno dei protagonisti del bel mondo parigino e primo finanziatore della stilista. Dopo tre anni, Chanel si innamorò del giocatore di polo inglese “Boy” Capel, uno degli amici aristocratici di Balsan. Boy Capel la portò a Parigi e finanziò una piccola impresa di cappelli che presto divennero popolari. Era un periodo felice: Chanel era profondamente innamorata. Con il crescente successo e le frequenti assenze di Capel per lavoro, diventò anche più autosufficiente. Ma nel 1918, Capel le disse che avrebbe sposato una giovane aristocratica per motivi sociali. Chanel ebbe un crollo. Capel non riusciva a dimenticarla e pochi mesi dopo il matrimonio, la loro relazione riprese.

A Parigi, nel frattempo, Chanel aveva fondato la sua maison de couture. Il futuro sembrava luminoso fino a quando, a dicembre 1919, Capel morì in un incidente d’auto. Anni dopo, disse: “Perdendo Capel avevo perso tutto. Ha lasciato in me un vuoto che il tempo non ha colmato”. Si buttò nel lavoro e investì il denaro lasciatole in eredità da Capel nell’azienda. Da quel momento le sue storie d’amore erano concomitanti o sovrapposte: non sentiva di appartenere a nessuno. 

Nel 1921, iniziò un flirt con il compositore Igor Stravinsky. Passò al trentenne granduca Dmitri Pavlovich, nipote dello zar Alessandro III, un giovane alto, molto avvenente. Chanel ormai stava rivoluzionando la moda femminile disegnando abiti semplici, morbidi, essenziali realizzati con stoffe che permettessero maggiore libertà di movimento.

Era diventata ricca e acquistò una Rolls-Royce Silver Cloud azzurro chiaro per portare il suo Granduca in Riviera. La loro relazione, anche se breve, le lasciò un’eredità duratura: Dmitri le aveva presentato il maestro parfumeur che creò Chanel n° 5.
Tre anni dopo aver iniziato la relazione con Stravinsky, Chanel ha incontrato l’uomo più ricco d’Inghilterra, “Bendor” Grosvenor, il 44enne Duca di Westminster, affascinato dall’elegante, indipendente e spiritosa stilista. Chanel resistette al corteggiamento e accettò di incontrarlo l’anno successivo. Lui nel frattempo le mandava fiori, gioielli e salmone che arrivava in aereo direttamente dalla tenuta scozzese. Verso la fine della primavera del 1924, cedette, salì a bordo dello yacht del duca per una crociera nel Mediterraneo ed entrò in mondo lussuoso inimmaginabile.

Successivamente, il duca aveva firmato un accordo con la famiglia Wertheimer, proprietaria della più grande società francese di profumi, per produrre, commercializzare e distribuire Chanel n° 5 e lei stessa ricevette solo il 10% il che la rese comunque milionaria. Chanel provò disperatamente ad avere un figlio da Bendor, fece di tutto ma senza successo. Niente funzionò: nel dicembre del 1929, a 46 anni, andò a vivere con lui nel Cheshire ma dopo due giorni che l’aveva lasciato, Bendor si dichiarò a una nobile 27enne.

Chanel prese la notizia filosoficamente. “La pesca del salmone non è vita”, sbuffò. All’inizio degli anni Trenta, la Riviera francese stava diventando una calamita per i ricchi e famosi e gli amanti di alto livello di Chanel erano una costante fonte di gossip.
Nel 1938, andava a letto con il pittore surrealista Salvador Dalì, anche lui era sposato con Gala una cliente della sua maison. La relazione continuò fino a quando i tedeschi iniziarono a marciare verso Parigi, e Chanel dopo aver chiuso la casa di moda decise di fuggire. Contattò Apel les Fenosa, scultore spagnolo e catalano che viveva a Tolosa, chiedendogli di trovarle un rifugio.

Apel les Fenosa l’aveva conosciuta un anno prima con Picasso, un amico comune, ed era pronto ad aiutarla. Quasi inevitabilmente, si ritrovarono a letto ma non appena Chanel capì che i tedeschi non avrebbero bombardato Parigi, salutò lo scultore e tornò nella sua città. Immersa nel lusso del Ritz, ignorò quello che stava accadendo intorno a lei. La situazione sempre più disperata degli ebrei parigini, che venivano spediti nei campi di sterminio, non riuscì a toccarla.  

Come molti altri cittadini francesi, era antisemita nonostante avesse amici e clienti ebrei. E non aveva saputo resistere all’opportunità di usare le leggi antisemite naziste per cercare di ottenere il controllo della società che produceva i suoi profumi, di proprietà di una famiglia ebrea: sapeva che non potevano più possedere un’attività.

I suoi sforzi, tuttavia, furono vani: i Wertheimer avevano già venduto le loro proprietà a un non ebreo. Chanel rimase a bocca asciutta e con una brutta macchia sulla reputazione. Nel frattempo, a distrarla c’era l’amante nazista. Si erano incontrati dopo che il nipote preferito era finito in un campo di prigionia e Chanel aveva deciso che per tirarlo fuori aveva bisogno della forza tedesca. Come residente al Ritz, aveva il diritto di dividere la sala da pranzo dell’hotel con gli ufficiali del Comando Supremo nazista. Era quindi il terreno di caccia perfetto e lei scelse l’elegante Hans Gunther von Dincklage.

Durante la cena, le chiese di chiamarlo Spatz. Ha organizzato la liberazione del nipote e ha iniziato a dividere con lui il suo letto. A 45 anni, Spatz era alto, bello e atletico. Nel 1944, mentre gli Alleati cercavano di entrare in Francia, Spatz fuggì. Aveva chiesto a Chanel di andare con lui ma la stilista aveva rifiutato. A settembre, due giovani della resistenza la prelevarono e lei infilò i guanti, prese la borsetta e uscì a testa alta. 

Qualche ora dopo, era stata rilasciata. Nessuno sa il motivo ma opportunista, Chanel aveva offerto a tutti una bottiglia gratuita di Chanel n° 5 per la moglie o la fidanzata. Aveva calcolato che un gran numero di soldati americani non avrebbe reagito bene se fosse accaduto qualcosa a Mademoiselle Chanel?

A distanza di 14 anni dalla chiusura del salone d’alta moda, la stilista ormai 70enne, lo riaprì. Quando Marlene Dietrich le chiese perché lo avesse fatto, lei rispose: “Stavo morendo di noia”. (Fonte: Daily Mail)

 
 
 
 

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