“Il curioso giornalista. Come vestire le notizie’’. Un libro di Mario Nanni per cronisti in pectore e in servizio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Marzo 2018 - 06:00 OLTRE 6 MESI FA
Il curioso giornalista, il libro di Mario Nanni

“Il curioso giornalista. Come vestire le notizie’’. Un libro di Mario Nanni per cronisti in pectore e in servizio

ROMA – Un viaggio di ricognizione tra i giovani aspiranti giornalisti, per illustrare il loro livello di preparazione durante gli esami di Stato.

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Una verifica sui problemi della formazione professionale e le responsabilità della scuola, dell’Università. Una guida pratica, con esempi, suggerimenti, spunti, proposte di schemi e schede, per affrontare, e bene, l’esame di Stato per l’idoneità professionale. Sono solo alcuni dei temi affrontati nel libro “Il Curioso giornalista. Come vestire le notizie”, (Media&Books, 360 pagine, 19 euro), disponibile nelle migliori librerie online, su Amazon, e in versione ebook, con un corredo di circa duecento foto (4,99 euro).

L’autore è Mario Nanni: con 40 anni di esperienza di giornalismo politico e parlamentare, è stato capo della redazione politica dell’Ansa, capo della redazione Multimedia e AnsaServizi e poi caporedattore centrale.
Il libro sfugge a una facile classificazione, perché ha vari livelli di lettura e di contenuti, ma tutti legati dal filo di alcune idee ricorrenti: la qualità della scrittura, la necessità di acquisire uno stile personale per farsi conoscere e, soprattutto, riconoscere nel mare magnum della Rete e di Internet, il ruolo di testimone del proprio tempo che il giornalista è chiamato a svolgere, raccontando la verità, con coraggio e dignità e soprattutto con la consapevolezza della sua funzione in un sistema democratico, al servizio del cittadino lettore.

La qualità della scrittura unita all’esattezza, come ammoniva il grande Joseph Pulitzer, alla ricchezza d’informazioni, a una cifra etica nel rispetto dei diritti del cittadino, è considerata dall’autore l’arma che può salvare il giornalismo dal degrado e dallo smarrimento della propria identità, in un’epoca in cui, grazie alle tecnologie, ciascuno può essere redattore, stampatore ed editore di ciò che scrive. Con il rischio di una confusione di ruoli, e di perdita della specificità della professione giornalistica. E soprattutto con il rischio di un abbassamento del livello di verità delle notizie ( le cosiddette fake news).

L’altro filo che lega i vari capitoli è la curiosità, e già il titolo “Il curioso giornalista” suggerisce lo spirito del libro. L’autore, anche con esempi, tratti dalle varie sessioni d’esame per l’idoneità professionale, mostra come la curiosità sia il carburante del giornalista, e come senza di essa questo mestiere non si possa fare, perché mancherebbe la spinta a cercare le notizie e perfino a riconoscerle come tali.

La curiosità però è una condizione necessaria ma non sufficiente per svolgere questo mestiere che, pur nelle difficoltà di un mercato in crisi che ne ha indebolito il ruolo, l’immagine e la percezione che il cittadino ne ha, continua esercitare ancora un forte fascino sui giovani, che frequentano le scuole di giornalismo, i master, e i corsi universitari di Scienze della Comunicazione. A proposito dei quali l’autore, che presenta come in una sceneggiatura teatrale, episodi clamorosi di ignoranza nel campo della storia, della cultura, della storia del giornalismo, della tecnica professionale, e perfino della lingua italiana e addirittura dell’attualità, registrati durante varie sessioni d’esame, pone in modo problematico l’interrogativo e il dubbio se non siano da rivedere i piani di studio, i programmi e i sistemi di apprendimento, a favore soprattutto di un approfondimento della pratica.

Nel libro, scritto con un tono leggero, a volte brioso, con un linguaggio in presa diretta, ci sono pagine di giornalismo parlamentare, mini ritratti di uomini politici di ieri e di oggi, visti nei rapporti con il mondo dell’informazione. Per fare solo qualche esempio: Spadolini che aveva con i giornalisti un rapporto quasi familiare, ricordando sempre di essere stato Direttore del Corriere della Sera, e a volte dettava personalmente agli stenografi delle agenzie. De Mita osservato in diretta mentre dettava ai giornalisti i suoi “ragggionamenti”. Craxi che prediligeva le interviste a risposta scritta. Franco Calamandrei, figlio del grande Piero, che non vedendo passare le sue dichiarazioni minacciava di “chiamare la Centrale” ( intesa come redazione centrale dell’agenzia). Alcuni scherzi tra colleghi nella sala stampa del Senato.

Scene di vita professionale che si svolgono nel corso degli anni, nel mutamento delle tecnologie ( la telescrivente, il fax, il computer, il tweet) che hanno profondamente modificato le stesse condizioni di lavoro del giornalista.