Dario Fo, Umberto Eco e grammelot de Il Nome della Rosa…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Febbraio 2016 - 13:56 OLTRE 6 MESI FA
Dario Fo, Umberto Eco e grammelot de Il Nome della Rosa...

Dario Fo, Umberto Eco e grammelot de Il Nome della Rosa… (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Dario Fo racconta che Umberto Eco si era ispirato a lui per un personaggio del Nome della Rosa, quello del grammelot. Per lo stesso personaggio, dice Fo, gli era stato proposto un ruolo nella trasposizione cinematografica del libro. Dario Fo ha parlato a Radio Cusano Campus e le sue parole sono riprese da Dagospia:

“Prima di tutto Umberto Eco è stato uno studioso del lessico, della lingua, veramente a grandissimo livello. Una cosa che ci legava era l’attenzione al dialetto, non soltanto per quanto riguarda la lingua, ma per la forma, per l’immagine, che attraverso il dialetto si riusciva ad ottenere.

Ci fu un momento in cui lui nel libro “Il nome della Rosa” aveva inserito un personaggio molto importante, quello che si inventa una lingua, tutto strano, particolare. Quel personaggio parlava una lingua particolare, che cambiava di volta in volta. Lui stesso, un giorno, mi disse che era stato ispirato dal mio Mistero Buffo, che si ispirava apertamente al mio grammelot”.

Dario Fo racconta ancora un aneddoto, su Umberto Eco: “Nella versione cinematografica de Il nome della Rosa, Umberto Eco mi aveva proposto proprio di interpretare quel personaggio, ispirato al grammelot.

Ho parlato anche con il regista, che era francese. Aveva l’idea, però, di deformarmi completamente il volto. Per questo non se ne fece nulla,  perché io recito con la voce,  con i ritmi, ma anche quando recito con una maschera, io uso il volto.

Comunque, fu lui stesso a dichiarare di essersi ispirato al mio grammelot. Poi, io e Umberto Eco, ci siamo incontrati parecchie volte, in dibattiti e in feste. Una volta andai a casa sua, ero talmente intrigato dalla conversazione, che quando sono andato via presi per sbaglio il suo cappotto, lui mi telefonò scherzando e mi disse che glielo avevo rubato. Per questo, per sorridere, quando ci incontravamo mi chiamava ladro di cappotti”.

“Quando disse che internet ha dato diritto di parola agli imbecilli? Lui amava il contrasto, il paradosso. Io sono d’accordo, comunque. Internet ha dato il diritto di parola agli imbecilli, che crescono, sono sempre di più, che non sono tali solo perché sono ciechi di cervello e non vedono il mondo, ma anche perché non hanno alcun tipo di capacità di indignarsi. Non sono solo imbecilli, sono anche leccapiedi”.