Gheddafi e le amazzoni-schiave stuprate e seviziate. In un libro la verità

Pubblicato il 13 Dicembre 2012 - 13:45 OLTRE 6 MESI FA
Muammar Gheddafi (Foto Lapresse)

BENGASI – Le amazzoni del tiranno libico Muammar Gheddafi non erano solo sue fedelissime guardie del corpo. Erano soprattutto lo sfoggio della sua personalità sadica e corrotta. Schiave sessuali, armate fino alle unghie e pronte, come da giuramento, a sacrificarsi pur di salvare il Colonnello.

Soraya è una di loro, reclutata dal raìs quando aveva appena 14 anni, è stata stuprata, costretta ad assumere alcool e cocaina, a subire sola o in gruppo sevizie e pratiche estreme. Ha raccontato la sua storia al Annick Cojean, giornalista di Le Monde, in un libro inchiesta dal titolo: “Le prede dentro all’harem di Gheddafi”.

In Francia è già tutto esaurito. L’ultima fatica della giornalista francese Annick Cojean, mette a nudo gli orrori dell’harem di Gheddafi: un lungo e raccapricciante documentario sulla sex addiction del leader libico. Soraya ha parlato di un dittatore malato, capace di ogni nefandezza, che pretendeva “quattro o cinque nuove fanciulle al giorno”. Le sceglieva a passeggio per le strade, attrici, giornaliste, figli di ministri africani. Quando era in visita all’estero c’era una specie di “virgin scout” che gli garantiva il rifornimento necessario: giovanissime, bellissime e di preferenza vergini.

Tutte lì a soggiacere ai desideri turpi del raìs, dei suoi figli e dei suoi più alti colonnelli. Nelle orge, stando al racconto di Soraya, il raìs aveva anche rapporti plurimi con ragazzi. “Molti diplomatici occidentali – spiega Annick Cojean – conoscevano le ossessioni sessuali di Gheddafi ma forse ne ignoravano i dettagli”. Non sapevano che il bunga bunga, quello originale, era così sadico e violento.

Gheddafi e le sue milizie, dopate di viagra, hanno violentato e seviziato migliaia di donne. Il libro di Cojean vuole testimoniare questo, affinché non si dimentichi la brutalità di quanto accadeva al centro della tenda berbera che il raìs faceva montare nel cuore delle capitali europee quando vi si recava in visita. E un appello perché la nuova Libia faccia finalmente giustizia per queste amazzoni-schiave ormai cadute nel dimenticatoio.