Quale futuro ci aspetta? Le risposte dei migliori scienziati del nostro tempo in un libro

di Emiliano Chirchietti
Pubblicato il 2 Settembre 2018 - 06:49 OLTRE 6 MESI FA
Quale futuro ci aspetta? Le risposte dei migliori scienziati del nostro tempo in un libro

Quale futuro ci aspetta? Le risposte dei migliori scienziati del nostro tempo in un libro

ROMA – Cos’ha in serbo il futuro per il genere umano? Impossibile saperlo con certezza; l’unica cosa che possiamo fare è cercare di prevedere le tendenze ed i possibili scenari che forse si affermeranno nei prossimi anni. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] Lo sa bene Jim Al-Khalili, docente di Fisica teorica alla University of Surrey in Gran Bretagna, che ha raccolto in questo libro, “Il futuro che verrà“, i contributi di alcuni tra i più importanti scienziati del nostro tempo, che si sono espressi, ognuno nel proprio campo di studio, su ciò che realisticamente potrebbe caratterizzare il mondo di domani.

Il testo è composto di cinque parti: “Il futuro del nostro pianeta”, “Il futuro dell’umanità”, “Il futuro del cyberspazio”, “Costruire il futuro” e “In un futuro remoto”; mentre i capitoli in totale sono diciotto e si articolano lungo un ventaglio tematico ampio: si parla infatti di demografia, di cambiamenti climatici, di medicina, di biologia sintetica, di ingegneria genetica, ma anche di sicurezza informatica, di energia, di trasporti, di robotica e di viaggi interstellari, fino ad arrivare all’ultimo capitolo, con il quale Al-Khalili ci porta veramente lontano, con un’affascinate riflessione su teletrasporto e viaggi nel tempo.

Per gli amanti della futurologia questo saggio è come una torta cioccolato e panna per un bambino goloso, con l’evidente vantaggio che un’eventuale abbuffata non provoca nessun mal di pancia. Ed allora ci si può quasi perdere tra le molte analisi che si susseguono una dopo l’altra, e che in qualche misura tracciano una traiettoria che serpeggia tra previsioni ottimistiche e prospettive incerte. Sì, perché una delle caratteristiche del libro è proprio questa: il continuo sovrapporsi di indicazioni e controindicazioni che hanno il compito di rivelare ciò che di buono potrebbe esserci nel futuro ma anche di prevenire pericoli che potrebbero delinearsi all’orizzonte.

Questa impostazione è subito evidente nel primo blocco del saggio – dedicato al futuro del nostro pianeta – nel quale sono analizzati tutti quei fenomeni contemporanei che, negli anni a venire, probabilmente produrranno effetti negativi su problematiche già oggi complesse e di difficile soluzione: crescita della popolazione mondiale, cambiamenti climatici epocali, nuovi processi migratori e rischio elevato di nuove estinzioni di massa dovute allo sfruttamento dell’uomo sulla natura, diverranno sfide centrali per le generazioni a venire.

Se queste ultime vorranno vivere in un mondo migliore dovranno elaborare, si dice in queste pagine iniziali del libro, una “scienza della sostenibilità” che sia capace di difendere allo stesso tempo la vita umana e quella animale. Ma non solo: anche una “scienza delle città” che le renda adeguate ai grandi cambiamenti in corso, e nuove forme di governo capaci di gestire i disequilibri politici che con sempre maggiore frequenza occuperanno la nostra quotidianità.

Prudenza quindi, ma anche tanto ottimismo; e basta iniziare a sfogliare il secondo gruppo di contributi – sul futuro dell’umanità – per svelare allo sguardo il superamento di confini che oggi ci appaiono invalicabili. Se la previsione di Adam Kucharski, scienziato che studia le malattie infettive epidemiche, ci dice che con buona probabilità ci sarà una nuova grave epidemia, quella di Aarathi Prasad, esperta di genetica molecolare, ci rende speranzosi parlando di tecnologie per la manipolazione del genoma: “Nei prossimi due decenni ci aspettiamo che questo campo possa offrirci interessanti intuizioni per tutta una serie di condizioni patologiche, tra cui malattie neurodegenerative quali il Parkinson, l’epilessia, l’Alzheimer, l’ictus e la sordità, che al momento sono pressoché incurabili” (pagina 76).

E poi c’è il “transumanesimo” – capitolo settimo – ovvero quella scienza che studia la possibilità di creare “nuovi tipi di umani”, più capaci fisicamente e cognitivamente. A parlarne è Mark Walker, docente di Filosofia alla New Mexico State University, che definisce la possibilità, grazie all’utilizzo dell’ingegneria genetica, della cibernetica e della nanotecnologia, di creare una post-umanità più felice, più inteligente, più virtuosa, e con unè’aspettativa di vita maggiore.

Città intelligenti, cittadini super connessi, internet delle cose, sicurezza informatica, intelligenza artificiale con sistemi non umani che addirittura potrebbero essere utilizzati per risolvere crisi politiche (su quest’ultimo punto ci sarebbe molto da dire…). “Insomma, ci si attendono grandi cambiamenti. Molti prodotti dell’intelligenza artificiale miglioreranno significativamente il nostro destino. Ma alcuni avranno delle conseguenze non volute che rappresenteranno una minaccia per aspetti importanti della vita umana. Per questo motivo alla ricerca dell’intelligenza artificiale non si dovrebbe concedere totale carta bianca” (pagina 143).

Se non fosse che questo saggio è sorretto da solide basi scientifiche ci sarebbe talvolta da non credere a quel che c’è scritto. Ad esempio nel capitolo sui “materiali intelligenti” si parla di asfalto, cemento, e pneumatici autoriparanti, di vernici autorigeneranti o di macchine volanti. Incredibile ma vero: un giorno, non molto lontano nel futuro, se le nostre biciclette subiranno uno sgraffio, un agente a base di resina contenuto nella vernice, riempirà la scalfitura riparandola in automatico.

Energia, trasporti, robotica e molto altro ancora scorre sul finire del libro, ma è soprattutto nell’ultima tranche, sul “futuro remoto”, che le previsioni scientifiche non possono non intrecciarsi con l’immaginario collettivo. Viaggi interstellari e colonizzazione del sistema solare grazie alla costruzione di un vascello spaziale in grado di trasportare un equipaggio quasi alla velocità della luce; oppure un cunicolo spazio temporale che possa spostarci a piacimento per tutta la galassia.

E poi, sui titoli di coda, il capitolo finale: teletrasporto e viaggi nel tempo. A scriverlo è lo stesso Al- Khalili, ma “per adesso, naturalmente, l’argomento di questo capitolo rimane saldamente relegato nei confini della fantascienza e anche nelle equazioni matematiche dei fisici teorici più audaci” (pagina 237).

Tutto questo però, solo se non si avvererà ciò che si dice nel diciassettesimo capitolo, “l’apocalisse”. Ma non abbiate timore, perché in quel caso avremmo provveduto a salvare tutte le conoscenze accumulate dell’umanità: “Equivarrebbe a salvare una copia di backup della nostra intera civiltà, e consentire ai sopravvissuti di far ripartire una società efficiente il più in fretta possibile” (pagina 227).

Punto e a capo, tutti pronti che si riparte. “Il futuro che verrà. Quello che gli scienziati possono prevedere” , a cura di Jim Al-Khalili, Bollati Boringhieri, pp.246, € 23,00.