Ilda Boccassini e l’amore per Giovanni Falcone: le memorie nel libro “La Stanza numero 30. Cronache di una vita”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Ottobre 2021 - 12:27 OLTRE 6 MESI FA
ilda boccassini falcone

Ilda Boccassini racconta l’amore per Giovanni Falcone (Ansa)

Ilda Boccassini e l’amore per Giovanni Falcone. Per tanti simbolo di giustizia e modello di donna, per altri nemico politico, Ilda Boccassini, per anni procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Milano, ha deciso di raccontarsi in un libro.

Ilda Boccassini e l’amore per Giovanni Falcone

“La stanza numero 30. Cronache di una vita” esce oggi 7 ottobre per le edizioni Feltrinelli. Boccassini rivela nel libro anche particolari inediti sul rapporto che la legava a Falcone, che conobbe negli anni ‘80. Un sentimento d’amore raccontato con delicatezza e un pizzico di ironia (“comunque era un figo”, esclamava la giovane Ilda).

“Nel ‘91 andammo in Argentina per interrogare un boss: passammo la notte abbracciati in aereo ascoltando Gianna Nannini e dedicandoci di tanto in tanto a dettagli dell’interrogatorio”.

“Ero innamorata della sua anima”

“Me ne innamorai. È molto complicato per me parlarne. Sicuramente non si trattò dei sentimenti classici con cui siamo abituati a fare i conti nel corso della vita. No. Il mio sentimento era altro e più profondo, non prevedeva una condizione di vita quotidiana, il bisogno di vivere l’amore momento per momento.

Ero innamorata della sua anima, della sua passione, della sua battaglia, che capivo essere più importante di tutto il resto. Sapevo di non poter condividere con lui un cinema o una gita in barca, pur desiderandolo, ma non ero gelosa della sua sfera privata, né poteva vacillare la mia. Temevo che quel sentimento potesse travolgermi. E così in effetti sarebbe stato, perché lo hanno ucciso”.

“È stata la mia vita e spetta solo a me decidere cosa farne”, scrive la magistrata che per la prima volta parla delle indagini sulle stragi mafiose del 1992.

Ma anche dei processi con imputato Silvio Berlusconi. Un racconto che rivela molto degli ultimi trent’anni di storia italiana. Arrivata nel 1979 alla Procura di Milano, Ilda Boccassini capisce da subito che la vita non sarà facile. Troppe donne, tuona l’allora procuratore.

E il “Corriere della Sera” il giorno stesso scrive che “il lavoro inquirente poco si adatta alle donne: maternità e preoccupazioni familiari male si conciliano con un lavoro duro, stressante e anche pericoloso”.

Da Duomo Connection al processo Ruby

Inizia così un corpo a corpo di Ilda ”la rossa”  (ma è solo una tinta henné scelta da ragazza e mai più ripudiata) dentro e fuori la Procura che durerà fino al giorno della pensione, nel 2019.

Il lavoro duro ma entusiasmante del primo periodo, i successi con Giovanni Falcone nell’indagine Duomo Connection, che per la prima volta svela all’Italia l’esistenza della mafia a Milano.

E poi il giorno in cui tutto finisce e tutto comincia: il 23 maggio 1992, lo squarcio sull’autostrada per Capaci. Si parte allora per la Sicilia, a indagare su quelle morti, sconsigliata da tutti, perseguitata – racconta con sincerità – dal senso di colpa per i figli lasciati a Milano, ma è necessario provare a capire e a dare giustizia.

Il ritorno a Milano è già Seconda Repubblica e sarà segnato dai processi a Berlusconi, Imi-Sir, Lodo Mondadori, Toghe sporche. E con quei processi l’inizio di una campagna d’odio durata decenni, fino ai processi degli anni Duemila per il caso Ruby.