“Antipatico, fatto da solo e simile a Berlusconi”: ecco perchè Alessandro Baricco piace a Libero

Pubblicato il 30 Aprile 2010 - 16:25 OLTRE 6 MESI FA

Alessandro Baricco, elogiato da Libero, ma non per la scrittura

Ha tanti nemici, è imprenditore di sè stesso, e parla di Berlusconi non così male di come fa la grande maggioranza dei suoi colleghi. Per questo lo scrittore Alessandro Baricco si conquista un’intera pagina di complimenti sul quotidiano “Libero”.

Motivo ultimo dell’elogio, firmato da Giordano Tedoldi è che lo scrittore, “quasi quasi somiglia a Berlusconi”.  Ma dove sono le somiglianze? Per Teodoldi è presto detto: Baricco è antipatico, “con quella sua cadenza insopportabilmente sincopata, quei labbrotti turgidi che a malapena trattengono le s sincopate scagliate dalla sua lingua di pezza”.

A leggere tra le righe, però, sembra che le ragioni della simpatia di Libero siano da cercarsi altrove, sulle colonne del quotidiano argentino Clarion, dove Baricco ha scritto che “Berlusconi incarna seguramente un certo strato degli ideali democratici”. C’è di più: “Da quando sono adulto – prosegue lo scrittore – non ho mai visto un periodo di maturità democratica come quello attuale”.

Se poi aggiungiamo che lo scrittore è uno che per finanziarsi non disdegna il fatto di “rimboccarsi le maniche” e sporcarsi le mani andando a cercare sponsorizzazioni come quelle dello yogurt Muller il quadro è completo: Baricco compie un’inaspettata metamorfosi in “self made man” ottimista e pragmatico.

Automaticamente, quindi, tutti i critici che hanno stroncato Baricco diventano “quelli che bevono il caffè col mignolo alzato”. A prescindere. Perchè la scrittura, nell’elogio c’entra talmente poco che Tedoldi ammette tranquillamente di non aver letto e non aver intenzione di leggere  libri come Oceano Mare o Castelli di Rabbia. Lecito, ma quantomeno strano per uno che dedica un’intera pagina all’elogio di uno scrittore.

Baricco,conclude Libero, è sulla “cattiva strada” e questo basta per elogiarlo. Peccato che la cattiva strada sia stata pensata e musicata da De Andrè, uno che, se oggi fosse ancora tra noi, difficilmente metterebbe le parole “maturità democratica” e “Silvio Berlusconi” nella stessa canzone.