Marcello D’Orta: “Ho il cancro, scrivo un libro per non morire”

Pubblicato il 13 Marzo 2012 - 18:47 OLTRE 6 MESI FA
marcello d'orta

La copertina di "Io speriamo che me la cavo"

NAPOLI- Un libro per non morire, dall’autore di ‘Io speriamo che me la cavo’. Un libro per combattere il cancro: è questa la tesi dello scrittore napoletano Marcello D’Orta.

Sulla base di questa convinzione il cinquantanovenne ex maestro elementare della scuola di Arzano sta macinando pagine su pagine per dare un senso alla sua ‘obbligata’ permanenza in casa. Il tumore contro il quale combatte da tempo rischia di rendere buie le mattine che si aprono davanti alla sua finestra, nella casa del Vomero.

”Buie – racconta all’ANSA lo scrittore – come quelle che spesso quando ero piccolo, nel Vico Limoncello, nel cuore della citta’ antica, vivevo come un incubo… Ma a quei tempi c’era un motivo ‘fisico’. Nel senso che la stradina era cosi’ stretta che la luce del sole non filtrava e in una famiglia con dieci componenti era anche complicato conquistarselo lo spazio; ora rischio di non vederla piu’ perche’ il male e’ duro da combattere”. E allora? ”Allora penso di aver trovato l’antidoto giusto: scrivere, scrivere, scrivere”.

Marcello D’Orta spazia in tutti i generi. Dopo ‘All’apparir del vero, Il mistero della conversione e della morte di Giacomo Leopardi” (Piemme), pubblicato nelle settimane scorse, e’ uscito da qualche giorno un altro volume intitolato ”’A voce d”e creature” (Mondadori) e scritto in collaborazione con don Luigi Merola. E ancora a maggio sara’ in distribuzione: ”Era tutta un’altra cosa. I miei (e i vostri) Anni Sessanta”. Un elogio degli anni Sessanta, pubblicato da Barbera. ”Troppi libri in un anno? Forse. Ma la scrittura e’ la mia vita. Quella che l’anno scorso stava per lasciarmi…” dice D’Orta.