I sopravvissuti dell’11 settembre dicono di essere stati salvati dai fantasmi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Maggio 2014 - 07:23 OLTRE 6 MESI FA
I sopravvissuti dell'11 settembre dicono di essere stati salvati da fantasmi

“Opening Heaven’s door”, il libro di Patricia Pearson

CANADA – Testimonianze di sopravvissuti all’11 settembre, che dichiarano di essersi salvati grazie all’aiuto di “spiriti” e che affermano di aver incontrato “fantasmi salvatori” in punto di morte. Uno racconta di essere stato condotto giù per le scale della Torre Nord. Un altro di essere stato confortato mentre giaceva sotto le macerie. Un terzo, rimasto intrappolato sotto il cemento, sarebbe stato assistito in quei tremendi attimi dal fantasma di un monaco. Queste sono alcune delle storie che la scrittrice canadese Patricia Pearson ha raccolto nel suo ultimo libro: “Opening Heaven’s Door” (“Aprendo le porte del Cielo”).

Superstiti di naufragi, incidenti aerei e attentati terroristici raccontano come sono stati misteriosamente guidati verso la salvezza da figure fantasmatiche, spesso parenti defunti, che li hanno portati alla salvezza, come è successo nel 1917 a William Bird, un soldato che si trovava a combattere sul fronte francese.  Mentre una notte giaceva addormentato in una trincea fangosa, si svegliò di soprassalto perché qualcuno lo scuoteva.

Quando aprì gli occhi, con sua grande stupore, si trovò davanti il fratello Steve, che era stato dato per disperso dopo un combattimento due anni prima . “Steve mise la mano calda sulla mia bocca mentre io ho iniziato a gridare la mia felicità”, Bird ha ricordato. Il fantasma indicò al fratello di prendere la sua attrezzatura e allontanarsi dagli altri compagni di plotone. Poi scomparve nel nulla.

Probabilmente quello di William fu semplicemente un sogno, ma quando si svegliò la mattina seguente, scoprì una realtà sconcertante: la trincea dalla quale si era allontanato seguendo il consiglio del fratello era stata colpita dal nemico uccidendo gli altri soldati. Bird invece, si salvò. Era stato il fratello, o meglio il suo spirito a prevenire la sua morte? Non c’è una risposta certa a tale interrogativo.

Come spiega la stessa scrittrice in una articolo scritto sul Daily Mail, molti scienziati ritengono che la risposta deve trovarsi in una parte profonda del nostro cervello, che in qualche modo proietta l’immagine di una persona che nei momenti più critici della nostra vita “ci consola”, “guidandoci con la sua presenza” . Ma questa è solo una teoria. “Nessuno lo sa veramente”, specifica Pearson. Per Martha Farah , direttore del Centro per le Neuroscienze presso l’Università della Pennsylvania “non dobbiamo avere la presunzione di spiegare tutto ciò che conta in termini di chimica, biologia e fisica. E certamente, non dovremmo pensare che tutto ciò che non può essere spiegato in questi termini non ha valore”.