Togliatti secondo Giorgio Bocca, un libro che non piacque al Pci nel 1973, ripubblicato da Feltrinelli

di Emiliano Chirchietti
Pubblicato il 23 Maggio 2021 - 12:25 OLTRE 6 MESI FA
Togliatti secondo Giorgio Bocca, un libro che non piacque al Pci nel 1973, ripubblicato da Feltrinelli

Togliatti secondo Giorgio Bocca, un libro che non piacque al Pci nel 1973, ripubblicato da Feltrinelli

“Togliatti” è il titolo del libro di Giorgio Bocca del 1973, racconto della vita dell’indimenticato leader comunista. A gennaio di quest’anno la Feltrinelli lo ha ripubblicato nella collana “Universale Economica”.

La Feltrinelli l’aveva già pubblicato nel 2014, nella collana “Serie bianca”. Ma questa nuova edizione, a dieci anni dalla morte del celebre giornalista e nell’anno del centenario della scissione di Livorno del ‘21, diventa un tributo molto importante alla storia politica e giornalistica del Paese.

Palmiro Togliatti è ricordato come un uomo freddo, scostante, che portava occhiali da professore, parlava con voce nasale, un intellettuale avaro nei sentimenti, un politico scaltro che conosceva la lingua russa, cinico.

Resta allora da spiegare perché l’Italia proletaria fu pronta all’insurrezione armata quando si attentò alla sua vita.

E perché milioni di italiani di ogni ceto ebbero il sentimento, nel giorno della sua morte, che con lui se ne andava uno dei padri della Repubblica e, comunque, uno cui si era debitori di mutamenti importanti” (pagina 27).

Questo citato è l’inizio del libro. Un incipit che dice molto sulla tipologia di testo che si ha tra le mani.

Seppur non breve – 656 pagine in totale – scorre via asciutto, quasi dialogante.

Ma è anche un incipit che in poche righe porge al lettore tutta la complessità della storia che vuole raccontare. 

Cominciare una biografia politica su Togliatti, facendo intendere che si va in cerca delle ragioni che segnarono la contrapposizione tra ciò che era l’uomo politico e la percezione che di lui ebbe il popolo, oggi non susciterebbe nessun clamore. Ma nel 1973, quando il libro uscì – anno tra l’altro nel quale Enrico Berlinguer lancia la proposta del compromesso storico con la Democrazia Cristiana – inevitabilmente focalizzò le attenzioni del mondo politico e non solo.

Ed allora il consiglio è quello di cominciare a leggerlo dall’Appendice.

Lì troverete una rassegna stampa del tempo molto interessante.

Avrete subito percezione dell’aspro dibattito che innescò.

Ad esempio è riportata un’intervista a Giancarlo Pajetta – storico esponente del Partito Comunista Italiano, apparsa sul quotidiano “Tempo” l’11 marzo 1973. In essa dichiarava: “il mio giudizio sul libro di Bocca, più che assolutamente stroncatorio, è sinceramente spregiativo” (pagina 573). 

Questa rassegna stampa non sarà sufficiente per contestualizzare il libro. Ma certamente aiuterà il lettore almeno a farsi un’idea del clima che si respirava intorno ad esso. 

C’è qualcosa da dire anche sulla Prefazione. Scritta dal professor Luciano Canfora, è il testo integrale della laudatio. Per il conferimento della laurea Honoris Causa in Lettere che l’Università degli Studi di Bari conferì a Giorgio Bocca nel maggio del 2005. 

Il suggerimento è di leggere la laudatio su Bocca e Togliatti fino alla fine

Perché è forse il giudizio definitivo sul lavoro di Bocca, sicuramente una valutazione serena, lontana dagli schieramenti che si formarono nel 1973. 

Potrete confrontarvi con questo punto di vista ed arricchire le vostre conclusioni. Tolta la coda, tolta la testa, quel che rimane è tutto da gustare.

I capitoli sono 32. Densi, dettagliati, articolati lungo una linea del tempo che inizia nel 1893 a Genova dove Togliatti nasce e finisce il 21 agosto del 1964 a Yalta, con la sua morte. 

Dentro questi settantun anni di vita c’è tutta la storia politica di Togliatti e del Partito Comunista Italiano.

Una biografia che fa emergere il realismo del leader politico, ma anche talvolta il suo cinismo.

Della vita privata troverete poco, quel tanto che basta, funzionale alla narrazione del “totus politicus” che forse era Togliatti. 

Ovviamente c’è l’irrisolto rapporto con Gramsci. C’è il dramma delle due guerre mondiali. La scissione del ‘21 a Livorno. Le giornate torinesi e “L’Ordine Nuovo”. La Russia, Stalin, la Guerra Fredda, il Togliatti Ministro di Grazia e Giustizia, l’attentato del 1948, la svolta di Salerno, la Costituente. E poi ancora, il gradualismo, il rapporto segreto di Krusciov, il “Memoriale”, Tito, la Guerra civile spagnola. In definitiva tutto quel che ci si aspetta di trovare c’è, compresi i passaggi più controversi.

Uno di quelli che senza ombra di dubbio accese il dibattito tra studiosi e militanti nel 1973, riguarda Togliatti e la Resistenza. 

Le parole che uscirono dalla penna di Bocca furono quelle di una sentenza: “Togliatti ha le sue ragioni, ma il suo rapporto con la Resistenza rappresenta il più grave dei suoi errori politici, la meno spiegabile tra le sue sordità.

Se ne accorgerà egli stesso nei giorni dopo la liberazione scoprendo, ma troppo tardi, il partigianato, la sua vitalità, le sue occasioni. Probabilmente sarà il rimpianto a fargli scegliere il distintivo partigiano come unico distintivo da portare” (pagina 334).

“Togliatti indubbiamente è informato sul movimento partigiano come su tutto ciò che riguarda la vita del partito, ma preferisce delegare, prendere le distanze, non lasciarsi coinvolgere” (pagina 329). 

“Togliatti” di Giorgio Bocca cos’è? Un manuale di storia? Un’inchiesta giornalistica?

Forse ancora oggi è un libro difficile da definire. Di sicuro un testo coraggioso.  

Luciano Canfora riconosce che “Giorgio Bocca, stabilmente sedotto dall’irresistibile fascino dello scrivere storia, ne è del tutto degno”.

Tuttavia, a distanza di molti anni dalla prima pubblicazione, le ragioni di una sua lettura o rilettura vanno semplicemente trovate altrove. Nell’ovvietà di ciò che alla fine questo libro è, la biografia politica di Togliatti scritta da uno dei migliori giornalisti italiani. 

“Questo è il libro della generazione partigiana” scrive Bocca, “sono il primo a rendermi conto che la mia biografia di Togliatti è incompleta e squilibrata. Lo è laddove non ho potuto attingere a una documentazione preziosa che ancora è rinchiusa a Mosca negli archivi del Comintern. O a Roma in quelli del PCI. Capisco che per i comunisti la storia sia tutt’uno con la politica. Ma la mia opinione è decisamente opposta. Quanto alle critiche che saranno fatte, le conosco in anticipo” (pagina 577).

Giorgio Bocca muore a novantun anni, il 25 dicembre del 2011 a Milano. 

Dicono che i biografi si innamorino sempre un po’ del loro personaggio. Io di Togliatti non mi sono innamorato, ma gli ho reso i meriti che aveva”. 

 “Togliatti”, di Giorgio Bocca, Feltrinelli, pp.656, €17,00 formato cartaceo, €9,99 formato digitale.