Vittorio Zucconi e “Il caratteraccio italiano”

Pubblicato il 14 Dicembre 2009 - 10:25| Aggiornato il 15 Dicembre 2009 OLTRE 6 MESI FA

Vittorio Zucconi con Hillary Clinton

Vittorio Zucconi ha tenuto in estate un corso di lezioni in una piccola “ma prestigiosa” università americana del Vermont,  e l’occasione gli è servita per riflettere  sui vizi e le virtù degli italiani, che ora ha raccolto in un libro, “Il caratteraccio italiano”, edito da Mondadori.

Nel libro di Zucconi non c’è nulla di cui compiacersi rispetto a gusti e abitudini, nel privato e nel pubblico. Il libro – come il ciclo di lezioni pensate per giovani americani curiosi ma per nulla esperti di cose italiane – non parte, come altre opere simili, dal Rinascimento geniale, o dal Barocco immaginifico e neppure dal Risorgimento glorioso, che è di solito il primo capitolo dell’Italia contemporanea.

Qui si parla dell’Italia di oggi e magari di domani; qui non si citano i classici della politica e della storia. La tesi del libro si può stringere in un paradosso, e cioè nel fatto che in una società sostanzialmente statica come quella italiana «lo scandalo è il solo motore dei cambiamenti, nel campionato di calcio come nel campionato delle poltrone, in una società tradizionalista e profondamente conservatrice come la nostra, impregnata da secoli di asfissiante e marmorea ortodossia controriformista un conformismo assorbito e incorporato gelosamente dal centralismo dogmatico del movimento comunista prima e poi dal partito ‘privato’ di Berlusconi».

Alludendo alle vicende che hanno agitato il mondo politico in varie epoche (dal caso Montesi a quello D’Addario), Zucconi scrive che «perché il potere tremi davvero, il potente deve essere accusato di aver baciato una polposa fanciulla (baciato essendo evidentemente un’allegoria) non di aver baciato un mammasantissima».  Del resto «lo scandalo è libretto da melodramma, commuove tutti e non cambia niente, quando cala il sipario, per noia e stanchezza inverse all’agitazione e agli acuti».

In realtà Zucconi sa di scrivere per un pubblico un po’ ignorante della propria storia e che ama sentire luoghi comuni e finge di ignorare, lui che ha vissuto a Bruxelles, Mosca, Tokyo e ora Washington, che così capita anche negli altri paesi, con l’eccezione del partito comunista e di Berlusconi. In particolare proprio in America gli scandali sono stati i motori del cambiamento, e del miglioramento e hanno toccato numerosi presidenti degli Stati Uniti, ultimo quel Bill Clinton che proprio fu accusato di aver profanato la sacralità della Casa Bianca entrando nell’intimità di quella “polposa fanciulla” che è Monica Lewinsky.

Dopo aver raccontato ai suoi allievi americani che cos’é l’Italia di oggi, Zucconi alla fine ha una sorpresa, la stessa che il lettore proverà alla fine del libro, leggendo le tesine degli studenti pubblicate in fondo al volume: quella che si deve andare molto lontano, e fuori dall’Italia, per accorgersi che gli italiani esistono. Caratteraccio e tutto.