Andrew Sullivan, padre dei blogger, addio al web: “Torno alla vita reale”

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 30 Gennaio 2015 - 10:53 OLTRE 6 MESI FA
Andrew Sullivan, padre dei blogger, addio al web: "Torno alla vita reale"

Una foto di Andre Sullivan dal suo blog

NEW YORK – Il padre di tutti i blogger dà l’addio al web: “Torno alla vita reale. Voglio scrivere lentamente e attentamente, e pensare a lungo prima di farlo”. L’annuncio è arrivato improvviso sul blog di Andrew Sullivan, 51 anni, britannico d’America. Un post come gli altri sul suo sito “The Dish” per spiegare perché proprio lui, che del giornalismo e della scrittura online aveva fatto la propria vita quando ancora “dovevo spiegare che cosa fosse un blog”, ha deciso che adesso basta. Meglio la vecchia scrittura meditata.

“Sono un essere umano prima di essere uno scrittore; e sono uno scrittore prima di essere un blogger”, ha scritto sul Dish, letto da decine di migliaia di utenti. Lui che a 28 anni era già direttore di New Republic, bibbia del giornalismo politico americano.

Della politica aveva scritto tanto anche sul proprio blog, primo del genere, nel 2000. Aveva commentato i fatti più importanti della storia contemporanea degli Stati Uniti, 11 settembre compreso. Ma adesso anche la vita pubblica è diventata stretta. Meglio ritornare a casa, davvero.

Sullivan ha spiegato il suo addio al web quasi come potrebbe fare chi in questo mezzo non c’ha mai creduto. Meglio i ritmi lenti della vita reale, il tempo per leggere, per scrivere e soprattutto per riflettere prima di gettare pensieri in rete, in pasto ad un pubblico che spesso si nutre di quel che trova, senza nemmeno cercare.

Vuole passare più tempo con la propria famiglia, con il proprio marito (sì, è gay sposato, cattolico praticante ma conservatore). Vuole tornare a vivere senza passare tutti i giorni con lo stress da “deadline” (scadenza) perché i lettori attendono il suo post quotidiano.

Crisi di mezza età? Forse, se così si chiamano quei rigurgiti di introspezione che ti gridano di fermarti, che ti impongono di considerare qualcosa di nuovo. O spesso di vecchio e radicato, ma ormai dimenticato.