Antitrust Ue apre a Google, Foudem & co. chiedono linea dura: “Multa da 5 mld$”

Pubblicato il 22 Marzo 2013 - 10:58| Aggiornato il 31 Ottobre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Se Google non cambia le sue pratiche di businness sia multata per abuso di posizione dominante”. Una multa che per Google sarebbe salata: il 10% del suo fatturato del 2012 per una sanzione da circa 5 miliardi di dollari. La richiesta di un controllo più severo arriva in una lettera  indirizzata all’Antitrust dell’Unione europea e firmata da 11 compagnie web, guidate dall’inglese Foundem, scrive il New York Times.

Dopo l’assoluzione dall’antitrust americano, una sentenza criticata da Microsoft, ora le compagnie europee chiedono un controllo più severo e temono la concorrenza del motore di ricerca più utilizzato in Europa. Google detiene infatti l’80% del traffico di ricerche effettuate sul web dai domini europei.

La richiesta arriva proprio ora che la commissione europea stava lavorando insieme a Google alla ricerca di proposte che potessero risolvere la controversia nata dai dubbi espressi sull’algoritmo del motore di ricerca. Le accuse di abuso di posizione dominante epr Google arrivarono nel febbraio 2012 da Foundem, CiaoEjustice.fr. Alla lettera, firmata nel 2013, si sono aggiunte le compagnie web europee Twenga, Visual Meta, Hot Maps Medien, Euro-Cities e gli editori di giornali, riviste ed elenchi telefonici. Anche le società americane Expedia e TripAdvisor hanno posto la loro firma.

Le compagnie web sono preoccupate per l’algoritmo di ricerca e la sua possibile influenza sulla concorrenza nei vari settori: “Siamo sempre più preoccupati che efficaci rimedi, validi anche in futuro, possano non emergere dalle semplici discussioni tra Commissione e Google. Oltre a degradare materialmente l’esperienza degli utenti e limitare la scelta dei consumatori, la manipolazione delle ricerche permette a Google di gettare nei rifiuti intere classi di concorrenti di ogni settore nel momento in cui deciderà di schierarsi con qualcuno in particolare”.

Pronta la risposta del portavoce di Google a Bruxelles, Al Verney, che alla lettera replica seccamente: “Noi continuiamo a lavorare in cooperazione con la Commissione europea”.

Antoine Colombani, il portavoce del commissario europeo Joaquin Almunia, ha dichiarato che le proposte di Google sono al vaglio dell’antitrust Ue e che se un accordo è stato raggiunto significa che non vi sono state prove legali che il motore di ricerca di mountain View abbia infranto le leggi europee.

Ma la dichiarazione non convince le compagnie, convinte che Google favorisca alcuni a lui vicini nel posizionamento dei risultati di ricerca. In particolare Heiko Hanslik, presidente del German Association of Independent Directory Publishers, ha espresso la preoccupazione che la linea dell’Europa nei confronti di Google sia troppo “dolce”.

Hanslik ha spiegato che ad esempio, se si vuole cercare sull’elenco telefonico un pittore a Saarbrücken, solo alla quarta pagina di risultati su Google apparirebbe il nome di uno dei pittori contenenti nel suo elenco: “Google sta sfruttando la sua posizione di mercato in Europa e molti, molti rivenditori online non saranno in grado di sopravvivere se non ci sarà una seria regolamentazione della situazione”.

Ma Alumnia, già dallo scorso novembre, aveva proposta a Google di cercare insieme una soluzione. E Google ha accettato, portando alla commissione europea le sue proposte a patto che non venissero divulgate al pubblico. Una condizione di segretezza tra Google e l’Antitrust accettata da Alumnia, ma temuta dalle compagnie che ora temono che la toppa sia peggiore del buco.

I firmatari della lettera dunque attendono e chiedono che Google sia sanzionato, o almeno minacciato seriamente di sanzioni, affinché cambi le sue pratiche commerciali e di poter vedere l’accordo proposto da Google all’Ue: “v Noi chiediamo rispettosamente che l’Ue sospenda la valutazione delle proposte presentate da google alla commissione, visto in passato Google ha mostrato di non saper trovare volontariamente di rimedi efficaci e che non lo portassero ad essere formalmente accusato di violazione della legge”. Una lettera amara, dai toni forti e che attacca Mountain View. Foundem, Ciao e le altre compagnie temono ora che la Ue segua la linea dell’antitrust americano e chiedono la linea dura, temendo che le loro accuse vengano liquidate come quelle della sconfitta Microsoft.