Berlusconi, Rai e Mediaset/ I nuovi organigrammi decisi in megariunione a casa del premier

Pubblicato il 18 Aprile 2009 - 09:09 OLTRE 6 MESI FA

Nuovi organigrammi Rai e Mediaset decisi in un megavertice a Palazzo Grazioli, la residenza privata del presidente del consiglio Silvio Berlusconi.

La notizia finora inedita riguarda il Tg3, dove dovrebbe andare come direttore Bianca Berlinguer, e la rete Due, dove sarebbe designato come responsabile Massimo Liofreddi. Per il Tg2 le preferenze di Silvio Berlusconi andrebbero a Mario Orfeo, attuale direttore de “Il Mattino” di Napoli. Formalmente sarà il direttore generale della Rai, Mauro Masi, a scegliere da una terna di nomi che include Orfeo, Augusto Minzolini (notist de “la Stampa” di Torino) e Roberto Napoletano, direttore de “Il Messaggero” di Roma.

Antonio Di Bella, rimosso dalla direzione del tg per far posto alla figlia del defunto segretario del Pci, sarà compensato con la direzione della terza rete.

Una delle cariche più importanti della Rai, quella di direttore di Rai Fiction, libera dopo l’uscita del suo padre-padrone, Agostino Saccà, vede certa la nomina di Carlo Rossella, attuale presidente di Medusa film che avrà come vice Paolo Bistolfi, confermato nella carica.

Come già anticipato da Repubblica, Clemente Mimun passerà, si dice molto controvoglia, dalla direzione del Tg5 al Tg1. Mauro Mazza dal Tg2 a Raiuno. «Su questi nomi non ci piove», racconta uno dei partecipanti alla riunione, secondo il resoconto di Repubblica.

La nuova Rai targata Berlusconi dovrebbe decollare  già mercoledì 22 aprile, giorno della prossima riunione del Cda.

C’erano veramente tutti gli attori della partita Rai a Via del Plebiscito. I leghisti Maroni e Calderoli, i capigruppo e i vice di Camera e Senato Cicchitto, Bocchino, Gasparri e Quagliariello, il ministro Andrea Ronchi per conto di An anche se è nato il Pdl, il sottosegretario alle comunicazioni Paolo Romani, il “mediatore” del Nord Aldo Brancher. È stata esaminata una griglia completa di nomi, casella per casella, con le eventuali alternative. Mancava, nell’elenco, la rete Tre, fortilizio residuale dell’opposizione. Ma per il resto è quasi tutto pronto.

Le nomine Rai hanno diramazioni anche nell’azienda concorrente. Al posto di Mimun, al Tg5, ammiraglia Mediaset, dovrebbe andare Maurizio Belpietro, oggi direttore di Panorama.

Verso Raidue corrono Susanna Petruni alla direzione e come condirettore Ida Colucci, inviate rispettivamente del Tg1 e del Tg2 al seguito del premier. Ma Berlusconi ha in mente una “sorpresa”, ha detto ieri un capostruttura che conosce bene la macchina: Massimo Liofreddi, che ora gestisce Domenica In su Raiuno.

Petruni e Colucci sarebbero comunque promosse vice dei rispettivi tg. Al Giornale radio Antonio Preziosi, vicino al portavoce di Palazzo Chigi Paolo Bonaiuti, contende il posto a Andrea Buonocore, vicino a Gianni Letta. Quasi scontato il ritorno di Piero Vigorelli ai Tg regionali dove la Lega strapperebbe una vicedirezione vicaria per Simonetta Faverio. Bruno Socillo va a fare il capo della reti radiofoniche.

Ma la Rai è zeppa di caselle da riempire, e molte forse verranno rinviate alla settimana prossima. Ma già mercoledì si delineeranno le vicedirezioni generali, a cominciare dal leghista Antonio Marano deciso da tempo. Gli altri vice di Mauro Masi saranno Lorenza Lei (con delega alle risorse artistiche), Gianfranco Comanducci (commerciale) e Giancarlo Leone (new media). La delega più importante va a Marano: offerta e prodotto. Probabile l’ascesa di Guido Paglia alla direzione Risorse umane. Il capo dello staff di Masi sarà il dirigente Rai Sassano.

L’anomalia di una discussione sulla tv pubblica svolta nell’abitazione del premier ha scatenato le opposizioni: «È un’indecente esibizione del conflitto di interessi», attacca Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione dei democratici. «Masi intervenga a difesa dell’autonomia», dice il consigliere Nino Rizzo Nervo. L’Udc Roberto Rao osserva: «Ora il Cda, dopo il vertice di ieri, sulle nomine si gioca la sua credibilità». Di Pietro parla di «ennesima ferita alla democrazia. Il Pd deve svegliarsi».