Roma: il 15 ottobre come il 14 dicembre? Preoccupato Bifo, ex leader ’77

Pubblicato il 13 Ottobre 2011 - 13:03 OLTRE 6 MESI FA

Un momento degli scontri del 14 dicembre 2010 (Lapresse)

ROMA – L’allarme sulla manifestazione “indignata” di sabato 15 ottobre a Roma sembra contagiare anche “Bifo”, Franco Berardi, ora professore ma già leader del ’77 bolognese.

“Non vorrei che Roma fosse la ripetizione di Genova. Lì può capitare veramente di tutto – ha detto Bifo a Franco Giubilei de La Stampa – Nessuno sta dando organizzazione all’appuntamento di sabato è il contrario di quanto accadde a Genova col Social Forum, che invece aveva in mano (non poi così tanto, ndr) la situazione. In più si prevede un grande afflusso di gente. La voce prevalente che si sente è di non accettare lo scontro, ma comunque di non tornarsene a casa”.

Più che a Genova, molti pensano al 14 dicembre dell’anno scorso, quando dopo la sfiducia al governo Berlusconi respinta alla Camera ci furono scontri violentissimi nel centro di Roma (foto) e non solo. Fra le tante spiegazioni, molti dissero che la manifestazione diventò ingestibile dal punto di vista dell’ordine pubblico perché era un corteo senza padri (dove la Fiom riuscì a farsi rispettare come “zio”, ma solo nel segmento di corteo che controllava).

“Neanche in quel caso – ricorda Bifo – nessuno lo aveva deciso, i disobbedienti facevano i pompieri e gli antagonisti come quelli di Askatasuna a quanto so non avevano preparato niente. La realtà è che la polizia si è trovata di fronte dei ragazzini. […] Io scontri come quelli di Roma li ho visti solo nel ’77, come allora c’è un’anti-istituzionalità radicale e come allora i soggetti della protesta erano gli studenti precari”.

Però, secondo Bifo, ci sono profonde differenze fra la fine degli anni 70 e oggi: “Ai tempi di Cossiga il sistema reprimeva ma rilanciava la crescita, il capitale aveva una strategia, oggi siamo all’agonia della capacità di governo del capitalismo, qui sta crollando tutto. […] Negli anni Settanta c’era la percezione di un avversario consapevole, che doveva reprimere e poi ricominciare, c’era un antagonista, lo Stato, padrone di sé, che aveva in mente la riconversione e la ripresa del controllo delle fabbriche, sullo sfondo della rivoluzione tecnologica imminente. Oggi invece non c’è nessuna idea di come se ne esce. Essendo un cocciuto marxista, posso dire che non siamo mai stati così vicini al comunismo…”.

Intanto per sabato Bifo si augura non cariche ma accampamenti: “La campada, che ha occupato le piazze in Spagna”.