Enel porta banda larga a casa. Renzi: 2020, tutti a 30 mega

di Danilo Meconio
Pubblicato il 7 Aprile 2016 - 15:21 OLTRE 6 MESI FA
Enel porta banda larga a casa. Renzi: 2020, tutti a 30 mega

Da sinistra, l’AD Enel Francesco Starace, il sindaco di Perugia Andrea Romizzi, di Cagliari Massimo Zedda, il Premier Matteo Renzi, il sindaco di Bari Antonio Decaro, di Venezia Luigi Brugnaro, e di Catania Enzo Bianco, durante la conferenza stampa di presentazione del piano sulla banda larga, Roma, 7 Aprile 2016. ANSA/ GIUSEPPE LAMI

ROMA – Enel porta banda larga a casa. Renzi: 2020, tutti a 30 mega. Ma Telecom è spiazzata. Sinacati reagiscono: “A rischio 15mila posti di lavoro”.  Oggi 7 aprile il presidente del Consiglio Matteo Renzi e l’amministratore delegato di Enel Francesco Starace hanno presentato il piano nazionale per la banda larga. Un piano ambizioso che secondo il premier punta “da qui al 2020 a coprire il 100% a 30 mega bps mentre l’obiettivo è arrivare al 50% di abbonamenti che arrivino a 100 mega bps”. Insomma, almeno negli annunci, l’intenzione è quella di portare la banda larga nelle case di tutti.

Anche, e questa è forse concettualmente la novità più importante, nelle aree meno coperte. Quelle che per densità di popolazione e difficoltà logistiche fanno meno gola agli operatori di mercato. Ancora Renzi: “Il 29 aprile, giorno in cui abbiamo organizzato un grande evento per i 30 anni di internet centrato su Pisa, partiranno le prima gare per i cluster C e D, dove gli operatori faranno la gara e vinca il migliore”. Il premier ha spiegato che al contrario “le aree A e B sono aree dove il mercato la fa da padrone e i singoli operatori possono intervenire”.

“A maggio saranno pronti i primi abbonamenti a Perugia”, ha aggiunto il presidente del Consiglio, spiegando che le prime cinque città capoluogo in cui parte il progetto presentato oggi sono Perugia, Bari, Venezia, Catania, Cagliari.

Cosa cambia rispetto ad oggi. Cambia fondamentalmente tutto. Con il piano Enel, infatti, non si sfrutta la rete telefonica ma quella elettrica. E, come spiega Starace, “la rete elettrica ha una sua struttura fisica e vicinanza alle case di lunga superiore ad una rete telefonica, l’ utilizzo di questa struttura per portare cavi di fibra ottica darà grandi benefici in temi di costi e permette una velocissima diffusione”.

Con il piano a regime, insomma, la fibra ottica arriverà direttamente fino a casa attaccandosi al contatore.  In questo modo le potenzialità della fibra ottica vengono sfruttate quasi integralmente diversamente da quanto accade oggi con la tecnologia attuale (quella utilizzata e promossa da Telecom, per esempio) che porta la fibra fino alla cabina elettrica più vicina all’abitazione da servire. La cabina, però, è in strada e  il segnale in fibra, prima di arrivare in casa deve fare un percorso sul rame. E qui si indebolisce la connessione. Quindi: più lontana è la cabina più bassa sarà la performance della presunta banda larga.

Questo accordo che Enel ha già sottoscritto con Vodafone e Wind è ovviamente benedetto dal governo. Renzi, al di là della retorica e degli annunci, ne è entusiasta. Ma c’è un problema. Un problema enorme: Telecom. La società è spiazzata perché avendo puntato tutto sulla sua tecnologia è in ritardo ed è in difficoltà. I sindacati, come si legge in un pezzo firmato da Fabio Savelli per il Corriere della Sera, hanno già fatto i conti e parlano di 15mila posti di lavoro a rischio. Il perché è semplice: Enel andrebbe a ri-cablare zone che sono già state cablate da Telecom. Con un’altra tecnologia, più vecchia e meno performante.

Scrive Savelli:

Il progetto di un piano da 2,5 miliardi di euro per la rete in fibra ottica ultra-veloce dell’Enel (co-finanziato da investitori privati, tra cui fondi infrastrutturali) — che verrà svelato oggi in una conferenza stampa a Palazzo Chigi — suscita più di qualche malumore tra i sindacati delle telecomunicazioni per le possibile ricadute sociali. E trova come osservatore interessato anche Telecom Italia, che rischia di dover ripensare la composizione della sua forza lavoro e, per questo, lascia trapelare qualche perplessità sulle garanzie occupazionali di circa 15 mila addetti (la metà di quelli che impiega sull’infrastruttura). Gli interrogativi dei confederali sono diventati in questi giorni sempre più stringenti. A innescarli proprio la sortita del premier che ha tirato in ballo due città non «a fallimento di mercato», come si usa dire per le aree logisticamente più complicate da raggiungere (fino all’ultimo miglio, cioè nelle nostre case). Quelle in cui gli investimenti degli operatori (Telecom Italia, Fastweb, Vodafone e ora Enel) sarebbero impossibili senza un’adeguata compartecipazione pubblica. Le stesse per le quali è atteso il via libera dell’Unione Europea per i bandi di gara del ministero dello Sviluppo in accordo con le regioni. Dossier al quale sta lavorando il sottosegretario Antonello Giacomelli.

Esplora il significato del termine: Bari e Cagliari sono già parzialmente cablate da Telecom Italia e l’ingresso di Enel, sfruttando la sua capillare rete di contatori elettrici, finisce per andare in concorrenza con Telecom Italia. Secondo Vito Vitale, segretario di Fistel Cisl, «il governo ha dato il via libera all’operazione fibra senza interrogarsi sul futuro della rete di Telecom, isolando uno dei maggiori gruppi industriali e condannandolo al declino». L’atto d’accusa è condiviso da Salvo Ugliarolo, segretario di Uilcom, che parla di «creazione di una struttura di rete parallela, targata Enel, che potrebbe generare rischi occupazionali». Simile il commento di Michele Azzola, segretario Slc Cigl, che denuncia la confusione del governo nella gestione del piano per la rete ultra-veloce «con continui cambi di direzione» e ora un’aperta contrapposizione tra un’operatore privatizzato (Enel) controllato però da un azionista pubblico (il ministero del Tesoro) e un altro privato, modello public company, ma a conduzione francese (Vivendi è primo socio e ha appena indirizzato il cambio alla guida favorendo l’avvicendamento tra Marco Patuano e Flavio Cattaneo).

Enel invita Telecom a collaborare. La questione è ovviamente complessa. Fare servizi web tagliando fuori Telecom è impensabile. Allo stesso tempo neppure si può restare ad una tecnologia di 15 anni fa. La sfida della banda larga, nonostante gli annunci, sembra essere davvero appena cominciata.