Giarda: “Tasse restano”. Riforma del lavoro, lite Monti – Catricalà

Pubblicato il 10 Aprile 2012 - 10:16 OLTRE 6 MESI FA

Giarda: le tasse non caleranno. Passera: frequenze all’asta. Catricalà: aperti a correzioni sul lavoro, ma Monti: “Avanti senza incertezze”. “Balotelli e Rossi drammi nazionali: con queste notizie apre sui quotidiani principali la settimana breve post Pasqua 2012.

Piero Giarda, ministro per i rapporti col Parlamento, toglie la maschera alle promesse del Governo di utilizzare tesoretti vari per  ridurre le tasse. “Nonostante il calo della spesa pubblica [ma allora c’è stato! Perché continuate a fare terrorismo fiscale?] il Governo non taglierà le tasse: i risparmi, a oggi, bastano appena a non peggiorare i conti”. C’è da credergli: finir di raddrizzare i conti era una delle missioni del Governo di Mario Monti, un buon contributo glielo hanno dato le banche, comprando Btp invece di dare soldi alle imprese; ma con il putiferio scatenato sul Fisco, hanno indotto una ricaduta di recessione che ha di nuovo destabilizzato le entrate dello Stato.

Intanto c’è un po’ di confusione nel Governo con ua polemica a distanza tra Antonio Catricalà super sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e il suo capo viaggiante il Santo salvo intese Mario Monti. Nella sera di Pasquetta Catricalà aveva detto una cosa di buon senso, aprendo a “buone correzioni” della riforma del lavoro. Ma da Israele lo ha zittito Monti: “Nessuna incertezza”. Il Sole 24 Ore dedica il titolo di apertura e due pagine interne allo scontro. Oggi la Commissione Lavoro del Senato inizia l’esame della riforma e domani partono le audizioni delle parti sociali: “Fronte comune delle imprese. Confindustria, Abi, Alleanza coop, Ania e Rete Imprese Italia si vedranno domani per trovare una posizione sulle modifiche al ddl”.

Una finestra sulla creatività finanziaria delle imprese la dà il Sole 24 Ore. Sotto il titolo: “La «stretta» fa correre il factoring”,  il quotidiano ci informa che “nel 2011 è salito del 22% a 170 miliardi il ricorso alla cessione dei crediti (soprattutto verso la Pa) “la crisi generale di liquidità sta obbligando le imprese a ricorrere a strumenti alternativi per garantire gli incassi. Lo scorso anno si è registrato un boom del factoring, anche a causa dei ritardi di pagamento della pubblica amministrazione (il ritardo medio degli enti locali è salito a 90 giorni contro i 52 del 2009): il business della cessione dei crediti a società specializzate per ottenere un anticipo finanziario ha sfiorato i 170 miliardi, in aumento del 22%; e nei primi due mesi di quest’anno le operazioni hanno registrato un controvalore di 22 miliardi (+3%)”.

C’è di più: “Per aggirare il credit crunch aumentano anche i collocamenti privati senza rating di bond negli Usa. Il gruppo Illy ha emesso nei giorni scorsi un bond da 66 milioni di dollari e durata settennale. Ma almeno altre 10 aziende sono in lista d’attesa per operazioni simili”.

La notizia che l’assegnazione gratuita di frequenze tv ai soliti noti è saltata la dà Repubblica, la fonte è Corrado Passera, ministro per lo Sviluppo, nel cui impero sono confluite anche le telecomunicazioni. Non è una novità, perché se ne parla da tempo, ma certo la notizia, se non fa parte di una sceneggiatura concordata, è di quelle che fanno male al cuore di Silvio Berlusconi.

Continua a evolversi il dramma della Lega. Sulle dimissioni date di Renzo Bossi e quelle attese di Rosy Mauro aprono più giornali: Corriere della Sera, Repubblica, Messaggero, Mattino, Secolo XIX, Libero (che annuncia altri prossimi indagati. “Il giallo della casa di Montecarlo dei Bossi: eredità usata per comprare la fattoria al figlio?”).

La Stampa guarda oltre: “La resa dei conti nella Lega”. Non solo per la “pulizia” invocata da Roberto Maroni, ma per il clima che si respira nella Lega, in cui sono contrapposti a Maroni, che i più vedono come futuro segretario, altri personaggi di statura e credibilità come Luca Zaia . Stasera a Bergamo è prevista una grande manifestazione, in cui la grande vandea dei militanti leghisti dovrebbe incoronare Maroni. Se Bossi sarà presente  e lo ungerà con il sacro olio padano, per Maroni non ci saranno incertezze. Ma se il partito si infilerà in una palude tutta democristiana, allora saranno problemi per tutta la Lega.

Da destra e da sinistra continua la polemica sui finanziamenti ai partiti e alla possibile riforma del sistema. Il Giornale: “L’Italia ha un record europeo. Partiti straricchi. Incassano 280 milioni l’anno, i francesi 73, gli inglesi 12”. Il Fatto Quotidiano: “Parlano di riforma, ma non mollano un euro. Dopo gli ultimi scandali, Alfano, Bersani e Casini promettono di cambiare la legge sui rimborsi elettorali, ma i 500 milioni a legislatura non si toccano”. C’è discrepanza tra le cifre, ma il baratro è enorme.

Sport. La Stampa accomuna le vicende di Mario Balotelli e Valentino Rossi, “eroi smarriti dello sport italiano”, in un “attimo fuggente: uno non sa vincere, l’altro non sa perdere” (Giulia Zonca).  La Gazzetta dello Sport: “Balotelli, caso nazionale. Dopo l’ultima espulsione Mancini lo ha mollato. Lui chiede scusa e salva il posto in azzurro. Sul mercato è derby tra le milanesi per riportarlo in talia”. Corriere della Sera: “Valentino o Ducati, di chi è la colpa?” (Roberto De Ponti) e “La resa di Balotelli, il campione cattivo che l’Inghilterra vuole mandare via” (Alessandro Bocci).