Giornalisti/ Dietro le quinte dell’assemblea dei cdr per il contratto, una cronaca semiseria e un po’ crudele

Pubblicato il 14 Aprile 2009 - 10:05 OLTRE 6 MESI FA

Cronaca semiseria (e rigorosamente anonima…). Così
“Vada all’Ergife, presto. C’è la conferenza dei Cdr!”. Il taxista mi guarda attonito quando gli arriva l’ordine perentorio, davanti all’aeroporto, ma per sicurezza, fa scattare il tassametro. Il suo cervello si è messo in moto assieme alla macchina e si rode: “Che fretta avrà questo qua di andare là, che ci faranno là? Che ci sarà mai? Che ca… so’ ‘sti cidiereeee?”.

La Conferenza nazionale dei Cdr è un appuntamento imperdibile, non voglio arrivare in ritardo, e poi oggi è venerdì 3 aprile, c’è il contratto, tra una settimana è Venerdì Santo. Sarà il Calvario di Siddi? Il tam tam delle redazioni parla della marcia su Roma di truppe cammellate di Cdr da tutta Italia preparate a urlare “no” al contratto e per far morire Siddi con tutti i siddistei.
Il taxi arriva finalmente a destinazione. Il solito accesso al parcheggio è chiuso, il taxista mugugna qualcosa, non capisco o quasi, ma non è una preghiera. Imbocca una salita ripida ed eccoci davanti alla hall del solito Ergife. Fuori ci sono colleghi che si fumano una sigaretta, dentro gente in ordine sparso sprofondata sulle poltroncine del bar a prendere un caffè. Che fermento! Che aria di rivolta! Ma dove sono i rivoluzionari? Sono certo di trovarli al banco degli accrediti.

Scendo. In realtà non è il solito Ergife: il bunker è moquettato a nuovo, non si sentono nemmeno i passi di chi ti arriva da dietro. Non è il solito Ergife, a parte il solito problema del cellulare che non prende, ma schermano tutto per i ragazzi che vanno a fare l’esame professionale.
Cerco di capire dalle espressioni che giornata ci aspetta. Eccoli, quelli di Autonomia e di Nuova Informazione: una pacca sulle spalle qua, una pacca sulle spalle là, si salutano e si contano, si contano e si salutano. Ecco il fantomatico Caps, il Coordinamento delle associazioni per un sindacato di servizio, che arriva anche dalle Alpi valdostane: mi han detto che si decide tutto lì.

Mi han detto, testuale, in confidenza: “E’ la strategia dei Caps”, oggi vediamo “la strategia del Caps”. Ma non l’ho capito che Caps di strategia è. E’ la battaglia dei Caps, e sento dire nei corridoi che “nel Caps girano con il coltello tra i denti e camminano guardandosi le spalle”.

Mi han detto che un gruppo di carbonari vuole far saltare Siddi, alla conferenza dei Cdr. Un botto clamoroso. Il ribaltone. Sarà vero? E’ stato promesso grande casino, e le promesse vanno mantenute. I siddiani dovranno lottare per far passare l’intesa di contratto, sicuro. La tensione si taglia con il coltello, a differenza della carne che ci servono a pranzo lì. Ecco, se qualcosa mi ha ricordato che siamo sempre all’Ergife, è il momento del pranzo, noto la solita diffidenza dei colleghi nel portare la forchetta alla bocca, il caffè americano, in tazza italiana servito da un cameriere indiano. Poteva andare meglio con il the. Mi aspetto un gran botto da Senza Bavaglio, ma, accidenti, Alberizzi non c’è, è nella sua Africa, assente giustificato, ma un messaggero legge il suo intervento. Qualcuno dice che è in mezzo ai leoni con Ichino a discutere della bufala della validità del contratto scaduto che gli hanno fatto dichiarare. Alberizzi non c’è, è un problema: uno in meno che fa casino. Ma ci penseranno i Caps, forse, o il gruppo che segue il ribelle milanese Montanari?

Siddi andrà sotto quando si vota sul contratto e ci sarà il ribaltone. Ci sarà da divertirsi! E Punto&Capo dov’è? Ma c’è ancora Punto&Capo? Vedo quelli di Quarto Potere, in ordine sparso qua e là nella sala, c’è Rho che sale sul palco e si manifesta alla platea sussurrando qualcosa nell’orecchio alla Stigliano.
E Stampa Democratica? Ah ecco Negri, tranquillo, occhialoni da sole anche nel bunker, aria riflessiva. Eccolo, c’è anche Montanari, con le sue aspirazioni da leader: l’unico dei cinque del Cdr di Repubblica contro il contratto. Anche Abruzzo, che gli lasciava spazio sul suo sito, lo ha scaricato. Abruzzo è un’agenzia di stampa straletta (lo hanno anche premiato per questo) ed è favorevole al contratto, adesso. Montanari, vagabondo (ma è ancora di Stampa?) ha trovato ospitalità sul sito degli alberizziani: dando degli stolti ai colleghi dei Cdr, sostenendo che al momento del voto “molti colleghi non si rendevano nemmeno conto di ciò che stava succedendo” votando “tutto e il contrario di tutto”. E mi dicono che è responsabile del dipartimento Cdr in Lombardia.

Ecco Columba, l’Unci (cronisti): il suo intervento era troppo lungo, l’ha distribuito. Ce l’ha col “referendum farsa”.

Parla Siddi. Spiega l’intesa, la multimedialità, il patto generazionale, i vecchi, i giovani, gli scatti raffreddati, ma c’è l’aumento dei minimi, e tutti i giornalisti adesso sono in serie A, e in serie A1 chi potrà farsi gli integrativi. Chissà che bordate gli arrivano adesso! Non ho il coraggio di guardare, non mi piace lo spargimento di sangue. Finisce di parlare. Un applauso, almeno due minuti di applauso della sala per gli organizzatori, nessun applauso secondo Montanari. Siddi ringrazia. La settimana prima, dopo un litigio con la Fieg, l’avevano mandato dal cardiologo.

Mentre Siddi sta per allontanarsi compiaciuto, si alza un collega con i capelli grigi e grida: “Un momento, parlaci dei prepensionamenti. Ci hai svenduto. Ora faranno di noi carne di porco, senza rispetto per nessuno, né ruoli né professionalità”

Siddi scatta, punto sul vivo: “Basta con la disinformatzija” e estrae dalla cartella una serie di documenti. Il malumore serpeggiava da tempo e il ragazzo si era preparato. Consegna i fogli: “Tienili pure e fanne copie per i colleghi” dice con fare superiore.

Va beh! Ma tanto adesso ci penserà qualcuno dei complottardi, vedo sguardi che si incrociano tra ribelli di maggioranza con la complicità degli oppositori. E Besana è agitato, Rossi è una statua, Gardenghi è guardingo. Intanto si diffonde una voce: “Stanno preparando una manifestazione con gli striscioni appena fuori dalla sala”. Ecco, ci siamo: adesso entrano, chissà che casino! Un po’ di movimento, i giornalisti anziani avranno le medicine per il cuore che gli passa la Casagit, gliele ha passate personalmente Leone prima di farli accomodare. Tanto pagano le famiglie. Boh? Non arriva nessuno, allora esco a vedere: non c’è nessuno, c’è un foglio di cartoncino arancione appeso al muro, quasi non si vede, ma è un pallutissimo foglio di protesta contro il contratto scritto a pennarello Carioca. Ragazzi, che protesta contro questo contratto! La manifestazione! Il manifesto! Il foglio da disegno! Le coronarie dei colleghi anziani sono salve. Anche la loro pensione.

Si snocciolano gli interventi, uno dopo l’altro. La partita tra scapoli e ammogliati inizia: alla fine del primo tempo, siamo 9 a 9: nove a favore, nove contrari al contratto. Sul palco sale un poeta anziano, cita autori classici, frasi celebri, parla in latino: ha sbagliato congresso? Su al primo piano c’è un’altra convention in corso, forse lo aspettavano là. Poi, verso la fine, si smaschera: è un giornalista, dice no al contratto.

La mappa dei sì e dei no si definisce meglio: sì da Venezia, no dalla Stampa di Torino, sì da Pavia, no dal Messaggero, sì da Bergamo, no dalla Nuova Venezia, no da Montanari, sì dal Sole24Ore, no da Firenze, si da Roma, da Butturini, che arriva con un parere pro veritate.
Il secondo tempo inizia subito con una doppietta dei sì: Bergamini (Rai) e La Gazzetta del Mezzogiorno. Poi batte Lanzara, del Corriere: no, ma risponde Filippini della Gazzetta con un sì, e poi un’altra doppietta: EPolis, sì, e Lo Russo (Cdr Repubblica) sì. Il secondo tempo si chiude 14 a 10 per il sì.
Ma non è ancora finita. Ecco la trappola. Si deve votare entro le 17, mozione approvata al mattino, perché poi tutti hanno treni e aerei. Allora una proposta alternativa: si vota in un’urna, voto segreto, e chi vuole va via subito. Proposta ai voti: bocciata. L’assemblea non ci casca, Montanari è attonito mentre conta le mani alzate, non ci crede. Allora si vota per alzata di mano agitando il cartoncino arancione: il Contratto passa, a stragrande maggioranza dei cdr: 158 si; 57 no; 20 astenuti. Siddi è salvo, per lui è già Pasqua, e anche il contratto, dopo quattro anni di sepoltura, è risorto.