Google. Android sistema “Open” e gratuito? Non proprio…

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 14 Febbraio 2014 - 05:30 OLTRE 6 MESI FA
Google. Android sistema "Open" e gratuito? Non proprio...

Google

ROMA – Android, il sistema operativo per smartphone e tablet di Google, non sarebbe così “open” e gratuito come viene descritto. Un documento svela infatti che Google pone delle restrizioni all’utilizzo di App sui dispositivi Android. Il produttore di smartphone o tablet che sceglie il sistema operativo di Google è poi costretto ad accettare alcune app sul suo dispositivo, da YouTube al motore di ricerca di Google come predefinito.

Ronfe Winkler sul Wall Street Journal spiega che l’accordo è semplice: se vuoi avere Android e l’accesso al Play Store di Google devi accettare delle app obbligatorie sul tuo smartphone. Un accordo semplice, ma che potrebbe riportare il colosso di Mountain View nel mirino dell’Antitrust Ue, proprio ora che il commissario Joaquin Almunia aveva trovato un accordo con Google affinché mostrasse tra i suoi risultati anche quelli di altri motori di ricerca.

 

Il dubbio dell’Antitrust, spiega Ioannis Lianos dell’University College London, professore ed esperto di leggi sulla concorrenza, è che l’accordo che Google propone non stimoli il libero mercato. Una possibile accusa che Eric Schmidt, ceo di Google, difficilmente accetterebbe. Proprio Schmidt infatti nel 2011 parlava così del suo sistema operativo:

“Uno dei maggiori benefici di Android è che stimola la concorrenza ad ogni livello nel business del settore “mobile”, inclusi gli sviluppatori di applicazioni”.

Ultima dichiarazione disponibile sull’argomento, spiega il Wall Street Journal, dato che i portavoce di Google si sono rifiutati di commentare la notizia dell’accordo.

Nel 2o13 Android ha conquistato il titolo di sistema operativo più utilizzato, caricato sul 79% degli smartphone e sul 62% dei tablet, secondo i dati di Strategy Analytics. E accade che intanto spuntino i documenti di “Mobile Application Distribution Agreement” firmati da Samsung nel 2011 e da Htc nel 2012 proprio con Google. Accordi che prevedono una dozzina di applicazioni che debbano essere preinstallate sugli smartphone e che non possono essere cancellate, come ad esempio YouTube o il motore di ricerca di Google.   

E’ pur vero che non tutti hanno accettato gli accordi di Google. Ecco allora che Amazon monta sul suo Kindle Fire una versione “base” del sistema operativo di Google, versione che appunto non include le app “obbligatorie” come Google Search, YouTube, Maps e il Play Store. E per sopperire alla mancanza di un Play Store, la Amazon ha lanciato il suo App Annie, che conta però solo 146mila app contro l’oltre 1 milione di app offerte da Google.

Insomma sfidare il colosso di Mountain View non è facile e la concorrenza ne risente. E se Google aveva appena risolto la querelle con l’Antitrust Ue per i motori di ricerca, ora Almunia ha annunciato che inizierà a concentrarsi sull'”affaire” delle licenze di distribuzione di Android.

Una nuova indagine della Commissione Ue che, spiega Lianos al Wall Street Journal, si concentrerà su quanto sia facile, o difficile, per i proprietari di uno smartphone o tablet Android liberarsi di quelle app imposte ai produttori da Google e dunque anche a chi acquista un loro prodotto.