Il Fatto, prima pagina: “Banca Bassotti, perquisita la casa di Gotti Tedeschi”

Pubblicato il 6 Giugno 2012 - 00:01 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il Fatto quotidiano apre la sua edizione del 6 giugno con un titolo provocatorio: “Banca Bassotti. Perquisita la casa di Gotti Tedeschi nell’inchiesta su Orsi e Finmeccanica. L’ex presidente Ior è uno dei tanti banchieri nei guai. Profumo (Mps) a giudizio per frode fiscale. Senza contare i casi degli indagati Mussari e Ponzellini”.

A centro pagina: “La Corte dei Conti critica il governo dei tecnici” e poi un articolo su Trani, inchiesta sui rating internazionali: “ll Prof non collaborò coi giudici”. “Standard & Poor’s, i pm vogliono sentire Monti”

In estate gli avevano chiesto un aiuto, come rettore della Bocconi ed esperto di finanza mondiale. Da ieri – avendo saputo del passato di Monti in Moody’s – la Procura di Trani sta prendendo un’altra decisione: interrogare il premier come persona informata sui fatti.

In prima pagina campeggia anche la foto del presidente degli Stati Uniti Barack Obama. La Casa Bianca ha detto all’Europa: “Sulla crisi vi aiuto io”.

Il Fatto ospita una riflessione di Vittorio Malagutti dal titolo “La favola è finita” che inizia così: Alessandro Profumo, il banchiere preferito dal Pd, va a processo per frode fiscale. Il suo collega Massimo Ponzellini, amicone di Bossi e Tremonti, è accusato di aver preso mazzette in cambio di prestiti. Mentre l’ex capo dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, appena licenziato dal Vaticano, ieri si è visto perquisire casa e ufficio dai pm che indagano sulle mazzette a Finmeccanica. Nell’arco di pochi giorni, tre manager del credito lontanissimi l’uno dall’altro per stile, cultura e curriculum, sono finiti al centro delle cronache giudiziarie. La recente sentenza d’Appello sulla scalata alla Bnl dell’estate 2005 ci insegna che a volte anche comportamenti qualificati come illeciti da indagini lunghe e complesse poi non reggono alla prova di un processo penale. Certo però fa impressione vedere una terzetto di banchieri importanti cadere dal piedistallo uno dietro l’altro.

L’editoriale di Marco Travaglio, dal titolo “Agicommedia all’italiana”, è dedicato alla vicenda Agcom:

Chiamiamo le cose col loro nome: i maneggi per nominare i cinque nuovi commissari dell’Agcom e i quattro della Privacy sono il più vergognoso assalto alla diligenza mai visto nella già ignobile storia dell’italica lottizzazione partitocratica. Caduto anche l’ultimo velo dell’ipocrisia che – diceva La Rochefoucauld – “è la tassa che il vizio paga alla virtù”, i partiti (tutti, eccetto Idv e radicali) mettono le mani sulle cosiddette “autorità indipendenti” con metodi, se possibile, ancor più spudorati delle altre volte. Se prima badavano almeno a salvare le forme, scegliendo presidenti e alcuni commissari di “a re a ” ma dotati di un minimo di competenza (il prodiano Pizzetti alla Privacy, il berlusconiano Calabrò all’Agcom con i prof. Sortino e D’Angelo), stavolta impongono personaggi quasi tutti di stretta obbedienza.