Da “dominio” a “impero”: web cresce fino a 340 trilioni di trilioni di trilioni

Pubblicato il 14 Giugno 2012 - 11:01 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Da “dominio” a “impero”. La rete del web ha raggiunto le 340 trilioni di trilioni di trilioni di “porte”. Il passaggio dal protocollo internet versione Ipv4 alla versione Ipv6 è stato possibile espandere il numero degli indirizzi dai “vecchi” 4,3 miliardi a quel numero con 34 seguito da 37 zeri, difficile da immaginare. Il protocollo Ipv4 risale al 1981 ed è basato su un sistema a 32 bit, l’Ipv6 invece è del 1998 e si basa su un sistema a 128 bit. I nuovi Ip, l’indirizzo con i quali un apparecchio viene identificato in rete, saranno 50 miliardi entro il 2020. Aumenta poi il numero di domini, con 1900 nuove richieste solo da gennaio 2012.

LA NUOVA RETE – Alberto Degradi, direttore tecnico di Cisco Italia, spiega al Corriere: “Al di là del numero quello che è importante è che non avremo più problemi di indirizzamento. La versione 6 è un forte elemento di abilitazione per l’Internet delle cose. Stimiamo 50 miliardi di oggetti collegati già nel 2020. Internet raddoppia in termini di oggetti ogni 5,32 anni. Questo è un dato preciso, perché ogni oggetto ha un Mac address , un sotto-indirizzo che ci permette di individuarne il numero esatto. Quindi tra 8 anni avremo sette oggetti collegati per ogni persona sulla Terra”.

I NUOVI DOMINI –  L’Icann, l’ente non profit per la sicurezza, lo sviluppo e la stabilità di Internet, ha reso noto a Londra le richieste di nuovi domini oltre ai soliti .com e .org. Ne sono arrivate oltre 1900 e dovranno superare la rete di controlli dell’organizzazione che verificherà i copyright e il rischio di frodi e ‘occupazioni’ virtuali. I risultati delle valutazioni dovrebbero essere noti a inizio 2013 e i nuovi domini dovrebbero essere validi da aprile del prossimo anno.

Ci sono domini di natura geografica come .madrid o .paris, culturale come .music e .books,  alimentare tra cui .pizza e .bar, di natura affettiva come .dad  e .love, ma c’è anche .cool e tanti domini aziendali come .apple, .samsung, .amazon, .google, chrysler, .fiat e .gucci.  L’operazione di apertura a nuovi indirizzi web era iniziata lo scorso 12 gennaio, quando l’Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), aveva iniziato ad accettare richieste per una nuova classe di nomi di dominio di primo livello (i cosiddetti Tld, top-level domain). Al momento  ci sono 22 possibili indirizzi alla destra del punto (16 generici come .com e .net). L’elenco svelato oggi dall’ente è ora in libera visione per consentirne la valutazione pubblica ed eventuali osservazioni o opposizioni.

Anche perché alcuni domini sono stati richiesti da più aziende e questo porterà l’Icann ad una analisi che ne determinerà l’assegnazione finale. Tra i domini più richiesti ci sono .App, .Home, .Blog, .Book, .Shop. Ma anche .Movie, .Music, .Art, .News, .Cloud, .Mail, .Design, .Hotel. Tante, infine, le sovrapposizioni per .Love, .Baby, .Vip, .Game, .Free, .Site, .Auto, .Pizza, .Soccer, .Golf e .Basketball.

Tra le curiostà riguardanti le aziende, Google ha fatto richiesta per più di 100 domini (tra cui .blog e .lol, acronimo molto usato sul web di ‘Laughing out loud’, una sorta di ‘risate a crepapelle’), Amazon per circa una sessantina (tra cui .smile), Microsoft per 11 domini, Apple solo per uno. Tra le aziende italiane Fiat ha fatto richiesta per ben nove domini. E l’universo a luci rosse (dopo aver già ottenuto il .xxx) ha fatto chiesto domini personali come .sex o .sexy

L’Icann ha reso noto che la maggior parte delle richieste di nuovi domini sono arrivate da Stati Uniti e Canada (911), il resto dall’Europa (675), dall’Asia (303), dall’America Latina (24) e dai paesi africani (17). Il 66% dei nuovi indirizzi proposti sono di natura geografica. Inoltre, per la prima volta nella storia del web sono stati resi disponibili domini con caratteri che non appartengono all’alfabeto latino, i cosiddetti International Domain Names (Idns).

Nel presentare a Londra la lista dei domini richiesti, l’amministratore delegato dell’Icann, Rod Beckstrom ha spiegato che questa esplosione di domini “rappresenta una svolta per il mondo del web, consentendo un’azione a più ampio respiro su Internet”. Al momento a trarne immediato vantaggio è proprio l’ente: per accedere a nome e dominio diversi dal solito alle aziende sono richiesti 185.000 dollari (circa 150.000 euro), oltre a 25 mila dollari di tassa annuale (circa 20 mila euro all’anno).