Gli Usa arrestano Mr. Megaupload: rischia 50 anni per download illegale

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 20 Gennaio 2012 - 09:55 OLTRE 6 MESI FA

Kim Schmitz

AUCKLAND, NUOVA ZELANDA – Il trentottesimo sarà un compleanno amaro per Kim Schmitz, alias Kim Dotcom o Kimble. Arrestato in Nuova Zelanda, chiuso il suo sito Megaupload, una delle più importanti piattaforme di “file sharing” al mondo, l’imprenditore tedesco nato a Kiel il 21 gennaio del 1974 è accusato di violazione dei diritti d’autore che avrebbero causato 500 milioni di dollari in danni ai titolari dei copyright su film, serie televisive, giochi e tutti gli altri prodotti “piratati”. Accusa che, unita a quella di riciclaggio di denaro e ricatto, potrebbe costare a “Kim Dotcom” 50 anni di carcere, secondo la giustizia americana.

Megaupload è stato oscurato nel pomeriggio di giovedì 19 gennaio, insieme a 18 siti affiliati, fra cui Megavideo, Megaporn, Megaerotic. Immediatamente è partita la rappresaglia degli hacker di Anonymous, che dopo appena 15 minuti dalla chiusura di Megaupload hanno messo fuori uso il sito del ministero della Giustizia Usa. Poi è toccato alla pagina web dell’Fbi, quindi a quella dell’Universal Music e dell’associazione dei discografici americani Riaa.

Attacchi non casuali, perché dal ministero della Giustizia alla Riaa si tratta di attori in prima linea per la battaglia a difesa dei diritti d’autore, che in America si potrebbe tradurre in una legge, la Sopa (Stop online piracy act) che vorrebbe chiudere tutti i siti che ospitino o che rimandino a violazioni del copyright. Stessi obiettivi più o meno quelli della Pipa (Protect Ip act), giacente al Senato Usa dal maggio 2011. Battaglia che vede contrapposte la vecchia lobby dei produttori discografici e cinematografici (unitamente a ministero e Fbi) con la nuova lobby dei colossi di internet: Google, Facebook, Twitter, Yahoo!, Wikipedia… che il 23 gennaio faranno il primo sciopero della rete, oscurando i loro siti usati da centinaia di milioni di utenti in tutto il mondo.

Anche Megaupload, con i suoi 150 milioni di utenti, era un colosso del web. Si basa, o meglio si basava su un software del genere “cyberlocker“, un’evoluzione della tecnologia torrent o peer-to-peer, che consente di scaricare file troppo grandi per essere mandati per email. Download che, dietro pagamento, poteva diventare più veloce. Tutto perfettamente legale e remunerativo, visto che Kim Dotcom è accusato insieme ad altri sei top manager di Megaupload (tre arrestati, tre latitanti) di aver ricavato 175 milioni di dollari. Solo 50 sono stati congelati dalle autorità americane nei conti della società ad Hong Kong.

La Mpaa, Motion picture association of America, però ha denunciato Megaupload perché ritiene che tramite la piattaforma si scambino principalmente file protetti da copyright. La giustizia americana lo ha ritenuto plausibile.

Anche perché Kim Dotcom, doppia nazionalità tedesca e finlandese, doppia residenza a Hong Kong e Nuova Zelanda, non è proprio uno dalla fedina immacolata: è stato incarcerato per furto di dati bancari relativi a carte di credito, hacking, insider trading e appropriazione indebita. Nel 1998 Schmitz è stato condannato a due anni di prigione per frode informatica e ricettazione. Nel 2010 era stato in grande stile lo sbarco neozelandese di questo tedescone immenso, faccia e fisico da sterminatore di hamburger, contenuto a fatica da doppiopetti neri. Si era comprato appena fuori Auckland una villa da 18 milioni di dollari, la casa più costosa del paese. Non si era nascosto e anche dopo l’arresto ha detto di “non aver nulla da nascondere”.

A Schmitz e ai suoi top manager, riportano le agenzie, sono stati anche sequestrati circa 8 milioni di dollari in contanti (posti immediatamente in un fondo a garanzia del procedimento), più un paio di fucili e un numero consistente di automobili di lusso e opere d’arte il cui valore complessivo si aggirerebbe attorno ai 5 milioni di dollari.

Per un tedescone in galera c’è un piccolo francese che gioisce: Nicolas Sarkozy si è complimentato con gli americani per la chiusura di Megaupload che considera una “minaccia per la diversità culturale”. Anche lui aveva tentato di far approvare una legge durissima contro la pirateria online, la Hadopi, che toglie la connessione a internet a chiunque sia “pizzicato” per tre volte a scaricare file protetti. Nel dicembre scorso tramite la piattaforma Youhavedownloaded il giornalista Nicolas Perrier di Nikopik ha scoperto che dal palazzo dell’Eliseo (residenza del presidente francese) qualcuno ha scaricato illegalmente dei file.