Il liceo sociopsicopedagogico non serve a niente: la lettera di Ricolfi

Pubblicato il 22 Dicembre 2011 - 12:49 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il liceo sociopsicopedagogico “non serve a niente” e “andrebbe chiuso”: è questa, in estrema sintesi la posizione assunta sulla stampa da Luca Ricolfi, in una lettera inviata al direttore del quotidiano, Mario Calabresi.

Ricolfi ha preso spunto da una lettera inviata qualche giorno prima da un lettore, tale Ermanno, secondo il quale frequentare il liceo psicopedagogico era stato “l’errore più grande” della propria vita. Ermanno aveva detto che la scarsa preparazione fornita da quel tipo di istituto gli aveva precluso molte strade, e gli aveva impedito di iscriversi a varie facoltà universitarie. Ora Ermanno fa il panettiere.

Ricolfi ha parlato della propria esperienza da docente universitario: “Io insegno una materia difficile (Analisi dei dati) in una facoltà considerata relativamente facile (Psicologia), una di quelle facoltà cui dovrebbe preparare il liceo che Ermanno ha frequentato. Ebbene, a me da anni capita questo, durante gli esami: quando ho di fronte uno studente che ha capito poco o nulla della mia materia, è a disagio con le formule matematiche più semplici, non sa esprimersi nella lingua italiana né argomentare in modo logico, quasi automaticamente, alla fine dell’esame, mi scatta la domanda: «Scusi, che scuola superiore ha fatto?». E quasi sempre la risposta è: «Ho fatto il sociopsicopedagogico». Non conosco dal di dentro questo tipo di scuola, che avrà forse virtù che non so apprezzare, ma i risultati cognitivi che osservo direttamente sono questi”.

Ricolfi individua il problema nell’orientamento: nessuno si sbilancia a dire quello che veramente pensa e quanto valgono veramente certi indirizzi. Quindi se una facoltà “è una buffonata”, se in quella scuola “non si impara niente”, se quel corso di laurea “è un’insalata di materie sconnesse”, nessuno te lo dirà mai così apertamente. E’ quello che Ricolfi chiama “orientamento pubblicità”.