Licinio Germini, giornalista di Ansa e Blitz, corrispondente dall’estero, è morto a Roma

di Marco Benedetto
Pubblicato il 8 Novembre 2017 - 19:36| Aggiornato il 9 Novembre 2017 OLTRE 6 MESI FA
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Licinio Germini, giornalista di Ansa e Blitz, corrispondente dall’estero, è morto a Roma

ROMA – È morto a Roma Licinio Germini, giornalista e corrispondente dall’estero della agenzia di stampa Ansa, fondatore e sempre valido collaboratore di Blitzquotidiano fino a pochi mesi dalla scomparsa. Aveva 77 anni. Il suo ultimo articolo è del 31 luglio 2017. Due giorni dopo una caduta dal motorino avviava la malattia che lo ha portato alla fine del viaggio. Gli sono state vicine nell’ultima tappa la moglie Patrizia e la figlia Arianna. Il giornalismo era più di una passione, una malattia, una esigenza di vita.

Licinio Germini era nato a Roma, figlio d’arte. Suo padre era stato vice direttore del Corriere della Sera. Trascorse infanzia e adolescenza nella casa paterna sulla collina Fleming, si era trasferito negli Stati Uniti. Agli esordi aveva lavorato per agenzie di stampa americane. Il suo inglese era perfetto. Un telescriventista inglese dell’Ansa di Londra gli manifestò il massimo riconoscimento: “Licinio parla e pensa come un americano”. Quando parlava inglese, assumeva un timbro di voce che faceva eco a John Wayne.

Passato all’Ansa, fece parte dell’ufficio di New York, all’epoca guidato da un fuoriclasse come Mauro Lucentini. Ne faceva parte anche Achille Lega, che fu poi inviato speciale del Giorno. Fu lì che conobbi entrambi, in un tiepido e per me indimenticabile ottobre del 1968. Fu per me, provinciale genovese di 23 anni, una piccola accademia, di mestiere e di vita.

Da allora con Licinio siamo rimasti amici sempre. Da New York andò a Londra, come terzo redattore dell’ufficio. Da Londra il direttore Sergio Lepri lo mandò a aprire l’ufficio di corrispondenza di Algeri e poi lo chiamò a Roma a capo della redazione dei servizi per l’estero. Un piccolo nucleo di giornalisti, alcuni dei quali destinati andare lontano.

Il passaggio di Licinio da Londra a Algeri rappresentò una delle tante coincidenze fortunate della mia vita. Ricordo ancora quella telefonata, in un giorno di primavera del 1972. Ero a Genova, in casa, all’ora di pranzo. Licinio mi disse: “Se sei sempre dell’idea di andare all’estero, chiama subito Lepri. Io vado a Algeri e lascio il posto libero, fatti sotto”.

Ritrovai Licinio a Roma. Il nuovo direttore dell’Ansa, Bruno Caselli lo mandò a Città del Capo, poi a Singapore. Da lì lasciò l’Ansa. Collaborò con Repubblica e Kataweb agli esordi dei notiziari on line. Doveva applicare esperienza, mestiere e pignoleria a riscontrare i tanti errori che martoriavano quei tempi senza correttori.

Partito Blitzquotidiano, fu dei nostri. Era il secondo più anziano del gruppo di redattori, di cui il 95 per cento aveva meno di 30 anni. I ragazzi gli volevano tutti bene, lo consideravano come uno zio un po’ brontolone, burbero ma carico di storie da raccontare. Quando veniva in redazione era una festa.

Giovedì mattina, 9 novembre, alle 11 si aprirà la camera ardente presso la clinica San Francesco Caracciolo, viale Tirreno 200, Roma. I funerali nel pomeriggio, alle 15, nella chiesa di San Gaetano, in via Tuscania 12.