“Fiducia per 29 volte, Monti governa così”: il Fatto Quotidiano dell’11 luglio

Pubblicato il 10 Luglio 2012 - 23:21 OLTRE 6 MESI FA
La prima pagina del Fatto Quotidiano

ROMA – “La fiducia per 29 volte. Monti governa così”: il titolo di apertura della prima pagina del Fatto Quotidiano dell’11 luglio continua la linea poco amica al presidente del Consiglio.

Il Fatto ricorda che l’ultimo voto di fiducia è stato dato martedì sui fondi per i terremotati, ed entro agosto altri 12 decreti arriveranno alle camere. Il Fatto ricorda poi che Monti ha detto di non voler restare a Palazzo Chigi dopo le elezioni del 2013, ma “c’è un partito trasversale al lavoro per tenerlo al suo posto”.

L’editoriale è firmato da Furio Colombo. Con il titolo “Il Parlamento inutile” Colombo descrive una giornata in Parlamento:

“Sei stato convocato con urgenza e tassativo ordine di partecipazione e puntualità. Ma l’aula è vuota. Non c’è alcuna presenza e alcun dibattito. Sono i commessi a dirti sottovoce: annunceranno il voto di fiducia a mezzogiorno o all’una, e si vota qualche ora dopo. (…) Subito dopo siamo pronti per un altro voto di fiducia. Perché è necessario? Perché il tempo è stretto, perché ‘il governo non può rischiare cambiamenti’. Ogni dettaglio è già stato concordato con amici e meno amici in Europa. Tecnicamente è una democrazia strana. Costituzionalmente è un Parlamento inutile. Politicamente non c’è via di scampo, perché non si possono sciogliere le Camere. (…) Il male che sta rendendo assurda non solo la funzione del Parlamento ma anche, e soprattutto, la vita dei cittadini, non è, come tutti diciamo, la cattiveria aggressiva dell’economia e delle sue feroci speculazioni. È qui, è tra noi, è politica”.

A centro pagina c’è la notizia dei 54 immigrati morti durante la traversata dalla Libia all’Italia attraverso il Mediterraneo. In taglio basso si riprende la vicenda delle intercettazioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con un pezzo dal titolo “Nastri di Napolitano. Il Quirinale manda l’Avvocatura contro i pm” sulla richiesta arrivata da Roma alla procura di Palermo con cui si chiedono informazioni sulle intercettazioni telefoniche, tuttora segrete, che avrebbero registrato la voce del presidente.