Moda e social network: mondi e cambiamenti a confronto

Pubblicato il 22 Settembre 2011 - 13:42 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Il mondo della moda nell’era dei social media. Cambiamenti portati alla luce e spiegati dalla tavola rotonda “Digital is fashion: fashion bloggers and social networks”, organizzata da 77Agency, agenzia italiana leader nel settore del new media marketing.

Dieci famose fashion blogger si sono confrontate con i responsabili digital di tre importanti maison (Vionnet, Emilio Pucci e Giuseppe Zanotti Design) con la conduzione di Simone Zanette di Alfemminile.com. Tutti hanno concordato sull’importanza e la necessità dei social media ma diverso è stato il grado di apprezzamento del lavoro dei blog e la loro misurabilità. Per quest’ultima, ad esempio, è emerso che non conta la quantità di followers ma il loro grado di fidelizzazione e di contributi critici.

Se il 90 per cento dei commenti si riduce a “Mi piace”, “E’ bello!” non avrò raccolto alcun elemento di riflessione utile per il futuro, ma solo la conferma del trend del momento. La qualità, innanzitutto. Perché gestire un Blog è un vero e proprio lavoro che richiede tempo, attenzione ed un preciso piano editoriale. E la qualità dei contenuti vuol dire anche fare attenzione al target.

“Sono una donna di 40 anni e non mi sento rappresentata dall’idea di moda di una blog di venti”, ha affermato provocatoriamente Arianna Chieli di Fahionblabla.it. Occorre avere il coraggio di aprire altri fonti e contributi partecipativi. Ad esempio, una delle sezioni più seguite del suo blog è “Beata ignoranza” a cura di Elena Torresani che parla di moda da un punto di vista della non esperta, della profana del settore. Concetto che si ritrova espresso in qualche modo anche nel pay off “Il vero lusso è essere se stessi” del blog Thewardrobe.it di Simona Melani.

Ma allora come può essere gestito il rapporto tra brand e bloggers? In modo cooperativo secondo Sara Passerella Digital Manager di Vionnet. “Non tutti i fashion blog vanno bene per un marchio come il nostro, non certo quelli focalizzati sullo streetwear, ad esempio. In secondo luogo, noi lavoriamo con le blogger in modo non passivo, fornendo loro tutti i contenuti e le chiavi di lettura delle nostre collezioni, costituiti dalla scelta dei tessuti, dei disegni, qualità della lavorazione, perché i nostri capi hanno bisogno di essere descritti i questi dettagli per essere apprezzati”.

Occorre comunque saper osare e rischiare, come ha fatto ecentemente Burberry con la sua sfilata via Twitter a Londra che ha lasciato sconcerto anche tra i presenti. “Non credo sia stata di aiuto al brand” ha detto Nels Frye curatore da Pechino del blog Stylites.net ma che ha visto anche l’adesione convinta di chi come Arianna Chieli ha dichiarato: “Viva la sperimentazione! Hanno catturato l’immediatezza di Twitter e il coinvolgimento a caldo dei followers, mai successo prima, creando buzz nella rete. Le foto poi della nuova collezione avremo comunque modo di vederle nelle riviste e nella pubblicità”.

E questo è il trend affermato anche dalla responsabile marketing di Emilio Pucci che ha annunciato che la sua imminente sfilata di moda sarà interattiva poiché fruibile, per la prima volta, su Facebook con possibilità immediata di postare commenti.