Monti: Imu ai vecchietti da ospizio, cede alla Camusso: farsa art. 18

Pubblicato il 4 Aprile 2012 - 10:27 OLTRE 6 MESI FA

Monti d’accordo con Pdl, Pd e Udc sul lavoro. Come? Mistero. Nodo: la discrezionalità dei giudici. Crollato il mito di Bossi: anche lui a sua insaputa gli facevano casa. Intanto il Fisco insiste: Imu seconda casa per i vecchi all’ospizio. Il Secolo XIX: “Beffati gli anziani negli ospizi”. Il Giornale: “Le banche non pagano, i vecchietti all’ospizio sì”.

Anche se la notizia dominante è quella di Bossi, quella unisce di più, anche se su sponde opposte, aziende e dipendenti, è quella della riforma del lavoro, su cui aprono il Sole 24 Ore e Stampa. Cosa abbia mollato Mario Monti salvo intese ai tre segretari, Angelino Alfano, Pierluigi Bersani e Pierferdinando Casini, lo sapremo oggi, dopo che anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano avrà detto la sua. Vedremo come la prendono i mercati. Oggi, 4, lo spread ha aperto salendo da 335 a 337.

La sensazione che non ci saranno grandi passi avanti rispetto alla situazione attuale; troppo planetaria la prospettiva dei ministri coinvolti rispetto ai problemi concreti delle aziende. Reintegro, indennità, conciliazione: tutto gira attorno al giudice e come girano i giudici del lavoro è noto. Sembra che ci sia uno sforzo (Sole 24 Ore) per limitarne le scelte, ma alla fine il giudice è sovrano nella sua decisione: a lui “il potere decisionale” (Repubblica). Sole 24 Ore: “Verso causali rigide su reintegro e indennità, più conciliazione”. Stampa: “Più vicina un’intesa sull’articolo 18 alla tedesca”. Messaggero: “Il giudice deciderà tra indennizzo e reintegro”. Ma come deciderà il giudice quando il lavoratore dirà che il licenziamento è discriminazione mascherata, se non deve più dimostrararlo? (Corriere della Sera). A Napoli hanno già tratto le conclusioni: “Dal giudice per il reintegro”.

Stefano Feltri, sul Fatto Quotidiano, ci informa che “L’Europa chiede un’altra manovra” e che “Monti nicchia”, citando il Financial Times. Quel che Feltri non dice, fedele alla linea pro sindacato del Fatto, è la conclusione del documento citato dal Financial Times: “La Commissione ha seguito da vicino il dibattito fra Governo e parti sociali sui contenuti della riforma del lavoro…Bisogna mantenere il passo della riforma. La responsabilità di una rapida adozione di misure riformatrici efficaci è ora passata al Parlamento. Se è positivo che la bozza di proposta di riforma prevede un dialogo costruttivo con le parti sociali, è cruciale che l’obiettivo di il grado di ambizione della riforma restino coerenti con le sfide del mercato del lavoro italiano, in linea con le raccomandazioni del Consiglio” europeo. Traduce in linguaggio corrente il Financial Times: “La Commissione dice esplicitamente che Monti deve prevalere sui sindacati o l’Italia violerà il piano di riforma che ha concordato con Bruxelles e gli altri leader europei”.

Il direttore della Stampa, Mario Calabresi, ha intervistato Monti, retour d’Asie. Le citazioni in prima a cornice della foto sorridente del Santo sono da brivido. Nembo Kid: “Ho sollevato la questione dei diritti umani con gli interlocutori di Peschino”; erede di Mani pulite: “I comportamenti virtuosi d’ora in poi non saranno abbandonati”; svegliatelo: “All’estero c’è la chiara sensazione che l’Italia oggi possa fare la differenza in Europa”: la Grande Certezza: “conti in sicurezza”. In realtà, se si dirada il fumo della propaganda anti Berlusconi, tutto era già stato avviato da Giulio Tremonti. I conti sono in sicurezza perché lo erano già prima di questo governo. Lo riconosce anche il documento segreto della Commissione europea citato dal Financial Times, che, scrive il giornale, loda le misure di austerity per 100 miliardi di euro, pari al 7 per cento del prodotto nazionale, prese dal Governo italiano a partire da maggio 2010. Ma, si sa, la storia la scrivono i vincitori e comunque gli ultimi arrivati.

Scandalo Bossi. Repubblica. “Scandalo Lega, i soldi pubblici a Bossi. Denaro per famiglia, alberghi e ville. Rimborsi elettorali usati per le esigenze personali di Bossi”. Non mancano “l’ombra della ‘ndrangheta”, né Roberto Maroni che che invoca “pulizia” pensando al cerchio magico, né Berlusconi che certifica: “Umberto non c’entra”. A sua insaputa, cvd.

Giannelli sentenzia: “La Lega ce l’ha d’euro”.

Corriere della Sera: “La Lega nello scandalo dei Fondi” (Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella), “L’ultimo stadio di Partitopoli” (Antonio Polito), “Il filo diretto con l’uomo della cosca” (Fiorenza Sarzanini); “Via Bellerio? Il bancomat del Trota” (Marco Cremonesi), “I dieci miliardi divorati dai partiti” (di Sergio Rizzo).

Messaggero: “Soldi per la famiglia Bossi”, Mattino: “Soldi della Lega alla famiglia Bossi”, Secolo XIX: “Gli affari sporchi di Bossi & Belsito”.

Il Giornale: “Tiro alla Lega”, con sospetto: “A un mese dalle elezioni tre procure fanno irruzione nella sede del Carroccio. Sospetti di veleni all’interno. Ora il futuro scenario politico diventa più incerto”. Conclusione: quel che non hanno potuto fare bicamerale e riforma elettorale, lo hanno fatto i pm.

Libero: “Tiro alla Lega. È l’epilogo di una situazione opaca creata dopo la malattia del leader, che ora deve lasciare, o la sua creatura morirà”. Il Fatto Quotidiano: “Bossi & C: auto, viaggi, alberghi”.

Sul Mattino un titolo che potrebbe rincuorarci: “Vicine le nozze [di Federica Pellegrini] con [Filippo] Magnini”, con Pellegrini che rassicura la nostra metà pro vita e spaventa la nostra metà sportiva: “Non abortirei per le Olimpiadi”. Tutto bello se non fosse per il cattivo gusto, che dà un’idea della volgarità dei nostri modelli culturali e sociali: i due piccioncini hanno posato nudi per il settimanale Vanity Fair e il Mattino ne ha preso uno scatto. La copertina di Vanity Fair ci dà il colpo di grazia: la Pellegrini esibisce anche un enorme mazzo di rose tatuato sul fianco sinistro, proprio nella curva dell’anca.

Altre notizie di sport: la Gazzetta dello Sport, come già ieri sera i commentatori di Sky, si affanna a difendere il Milan e parla di vittoria del “Barça con l’aiutino”, ma riconosce nel sommario che “Il Barcellona vince 3-1 e merita la semifinale”.

Il Mattino ci dà una scossa: “Russi all’assalto di Lavezzi. L’Anzhi Makhachkala, offerta choc: sei milioni di ingaggio e trenta per il Napoli”. Anzhi è nel Daghestan, repubblica della Federazione russa che dal Caucaso si affaccia sul mar Caspio, è grande un sesto dell’Italia, ha meno abitanti di Roma e siede su giacimenti di petrolio di ottima qualità. C’è un po’ di caos islamico (la chiamano la nuova Cecenia) e la gente è di antica stirpe feroce (gli Alani seguirono Attila in Italia e molti si stabilirono poi in Emilia, tra Modena e Reggio). Ma a Napoli si suona ancora la indimenticabile canzone di Renato Carosone “Pasqualino Marajà” e il mito persiste. In realtà Lavezzi dovrebbe sentirsi umiliato, se pensa che nell’Anzhi gioca già un ex interista, Samuel Eto’o, che ha avuto un ‘ingaggio da 20,5 milioni di euro a stagione, cosa che ne ha fatto il giocatore più pagato della storia del calcio. Ma forse gli altri soldi, visto il precedente di Maradona, glieli daranno in petro rubli.

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