Patrizia D’Addario, non ci fu complotto contro Berlusconi: Mondadori condannata

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Luglio 2014 - 19:15 OLTRE 6 MESI FA
Patrizia D'Addario, non ci fu complotto contro Berlusconi: Mondadori condannata

Patrizia D’Addario, non ci fu complotto contro Berlusconi: Mondadori condannata

BARI – La escort barese Patrizia D’Addario sarà risarcita con 55 mila euro perché diffamata. Lo ha stabilito il tribunale civile di Milano che ha condannato la Arnoldo Mondadori Editore, Giorgio Mulè e Giacomo Amadori, direttore e giornalista di Panorama, per tre articoli pubblicati nel febbraio 2010 intitolati ‘Operazione D‘, ‘Complotto in 3 mosse‘, ‘I vizietti di Patrizia‘, sul presunto ”complotto” ai danni dell’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, con il quale D’Addario disse di aver trascorso un ‘dopo-cena’.

”Gli autori – ricostruisce il tribunale – intendevano accreditare la tesi che l’incontro tra Patrizia D’Addario e Berlusconi e l’emersione della vicenda sul piano mediatico nazionale ed internazionale (le feste nelle residenze dell’ex premier, ndr) non fossero frutto di una mera serie di coincidenze o di casualità, ma costituissero il prodotto di una preordinata manovra politico-giudiziaria da parte del milieu politico, professionale e mediatico legato al partito avversario dell’allora capo del governo”, i quali ”attraverso l’ausilio della D’Addario, a tal fine prezzolata, avevano creato le occasioni per la realizzazione degli incontri mercenari al fine di montare un caso mediatico-giudiziario-politico contro l’ex capo di governo”.

Secondo il Tribunale ”non può dirsi raggiunta la prova della sussistenza del complotto” e di presunte ”indagini riservate da parte dei vertici dell’ufficio inquirente di Bari, indagini – scrive il giudice nella sentenza – rivelatesi essere, in realtà, inesistenti”. Nel ricostruire la vicenda il Tribunale di Milano ricorda il caso giudiziario che ha coinvolto l’allora capo della Procura di Bari, Antonio Laudati, rinviato a giudizio dal Tribunale di Lecce per abuso d’ufficio e favoreggiamento ”in relazione ai medesimi fatti”, per essere intervenuto in favore di Berlusconi. Questi fatti, secondo i giudici di Milano, ”sarebbero sufficienti per affermare lo stravolgimento dei fatti” descritti negli articoli ritenuti diffamatori.