La Rai chiude anche a New York, 38 licenziati. Proteste e manifestazioni

Pubblicato il 27 Aprile 2012 - 00:51 OLTRE 6 MESI FA

NEW YORK – “Stiamo organizzando una grande manifestazione per il 1o maggio – spiega Lorenzo Piccolo, portavoce dei dimostranti -, che scaturirà in una lunga battaglia legale a carico dei contribuenti italiani, visti i costi esorbitanti degli avvocati qui negli Usa”. Piccolo, video-editor, è uno dei 38 dipendenti licenziati in tronco da Rai Corporation, che dopo oltre mezzo secolo di attività ha deciso di chiudere il suo ufficio newyorchese nell’ambito dello stesso “piano di riduzione costi” che ha portato anche alla chiusura delle sedi a Los Angeles, Montevideo e in Canada.

“Mamma Rai ci ha buttato in mezzo alla strada con le nostre famiglie – precisa il 64enne cineoperatore Michele Capasso -, lasciando senza copertura sanitaria e senza sussidio di disoccupazione gente che, come me, ha lavorato in Rai per quasi quarant’anni”. La società fondata il 20 gennaio del 1960, ha chiuso i battenti il 12 Aprile 2012.

Dopo la chiusura, tutti i beni della società (dalle apparecchiature di ripresa, agli strumenti satellitari, alle scrivanie) saranno messi all’asta online dalle 7 del mattino del 2 maggio alle 10 del 3 maggio prossimi. Gli unici sopravvissuti ai tagli del direttore generale Lorenza Lei sono i corrispondenti Dino Cerri (Tg1), Gerardo Greco (Tg2), Giovanna Botteri (Tg3) e Olga Cortese (Rai News24), “acquisiti” dall’Associated Press tv con parte delle attrezzature Rai, ora spostate all’AP.