Rob Kuznia: giornalista premio Pulitzer ha cambiato lavoro perché guadagnava poco

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Aprile 2015 - 19:31 OLTRE 6 MESI FA
Rob Kuznia: giornalista premio Pulitzer ha cambiato lavoro perché guadagnava poco

La Home page del Daily Breeze celebra la vittoria del Pulitzer 2015: ma Rob Kuznia da sei mesi non lavora più lì

NEW YORK – Ha vinto il premio Pulitzer 2015 ma non fa più il giornalista perché guadagnava troppo poco: è la storia di Rob Kuznia, 39 anni, fino a sei mesi fa redattore del Daily Breeze, piccolo quotidiano con sede a Torrance (California), 65 mila copie di tiratura e sette persone in redazione, premiato per un’inchiesta sulla corruzione delle scuole. Kuznia era uno dei tre giornalisti che avevano lavorato a quell’inchiesta, insieme con Frank Suraci, e Rebecca Kimitch.

Sul sito LA Observed Kuznia ha spiegato di aver lasciato dopo 15 anni la professione per andare a fare il portavoce di una fondazione privata, USC Shoah. Scelta dettata da questioni di soldi. “I miei capi mi avevano dato un aumento“, ha raccontato Rob al New York Times: “Non voglio dar l’impressione che ignoravano la situazione. Ma non era abbastanza” per vivere in una zona cara come Los Angeles.

Non è un caso isolato. Negli Stati Uniti lo staff delle redazioni è calato del 6,4% nel 2013, una tendenza proseguita nel 2014 con una serie di ristrutturazioni in piccole e grandi testate, da USA Today al New York Times, la Cnn e il gruppo Tribune. Il Daily Breeze non è stato il solo quotidiano di provincia vincere un Pulitzer: un altro premio è andato allo staff del Post and Courier di Charleston in South Carolina per un’inchiesta sul femminicidio intitolata “Finché morte non ci separi”.

Il New York Times ha vinto due Pulitzer per un reportage su Ebola. Al Seattle Times è andato il premio per la migliore cronaca locale e a Carol Leonnig del Washington Post quello per l’articolo sulle falle nel Secret Service. Il premio per il giornalismo investigativo è andato al Wall Street Journal per “Medicare Unmasked” e al Eric Lipton del New York Times per il lavoro sulla pressione delle lobby.

Premiati anche una serie di libri, due dei quali pubblicati da Rizzoli, “Tutta la luce che vediamo” di Anthony Doerr e “Il patto con il diavolo” di David Kertzer, e un terzo, “La Sesta Estinzione”, da Neri Pozza. “Tutta la luce che vediamo” è ambientato nella Francia occupata dai nazisti e negli Usa ha venduto 1,6 milioni di copie. “Un romanzo intricato e fantasioso, scritto in brevi ed eleganti capitoli che esplorano la natura umana e la potenza contraddittoria della tecnologia.” È il secondo anno di seguito che Rizzoli pubblica un Pulitzer per la narrativa: l’anno scorso vinse “Il cardellino” di Donna Tartt.