SocialCom, intervista a Teresa Bellanova: “Social potentissimo amplificatore di relazioni”

di redazione Blitz
Pubblicato il 10 Dicembre 2019 - 08:27 OLTRE 6 MESI FA
teresa bellanova ansa

Teresa Bellanova (foto Ansa)

ROMA – Il Ministro Teresa Bellanova intervistata dal Direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano al diciannovesimo convegno organizzato da  Social Com. La ministra dell’Agricoltura affronta l’argomento “La comunicazione politica tra hater e follower: il caso Bellanova”. 

Ministro, il macro tema del nostro evento è la comunicazione al tempo dei social, come delineerebbe lo scenario in un tweet?

Sono una politica vecchio stampo. Qualche tempo fa ho detto: una ragazza di 60 anni. Curiosa dei nuovi mezzi di comunicazione e legatissima a quelli classici: incontrare le persone, parlare con loro, stringere mani, quando è necessario salire su un palco per un comizio, dire: ci sono; rendere conto, anche rassicurare. C’è molto bisogno di rassicurazione, in giro. Le relazioni concrete sono fondamentali. La politica per me è questo.

Considero i social un potentissimo amplificatore di relazioni. Accorciano distanze, nel bene e nel male. L’altro giorno ero a La Spezia per una manifestazione politica. In sala c’erano circa 300 persone ma quello che ho detto, andava in diretta streaming, l’hanno ascoltato in 6mila. Questo mi affascina ma resto con i piedi per terra: si può amplificare, non sostituire. Non si può governare con annunci via social. Dare soluzioni non è fare un annuncio. Disintermediazione, fake news, certificazioni delle fonti e libertà di espressione, sostenibilità economica dei modelli editoriali: su questi temi si gioca il futuro dell’informazione ed in parte anche la qualità delle nostre democrazie.

Quale può essere un possibile punto di equilibrio tra gli interessi in gioco?

Il punto di equilibrio possibile è una grande alleanza tra gli attori in gioco. Penso per esempio agli editori, ai giornalisti, ai proprietari delle piattaforme digitali e dei motori di ricerca. Va creato un circolo virtuoso in cui si favorisce l’informazione di qualità attraverso modelli editoriali anche nuovi e innovativi.

Le fonti di qualità possono essere certificate, le fake news devono essere al contrario disincentivate nella loro diffusione. In questo la politica deve assumere un ruolo centrale, essere autorità regolatrice. Non si può lasciare tutto nelle mani dei soggetti privati. E l’Europa può, direi deve, svolgere un ruolo fondamentale ed importante.

All’epoca della disintermediazione ha ancora senso tracciare un confine tra comunicazione e informazione?

Nonostante tanti esempi ogni giorno mi smentiscano, resto convinta che l’informazione, la buona informazione, sia un essenziale presidio di democrazia. Per certificare che qualcosa fosse accaduta realmente, mia madre diceva: l’hanno detto alla televisione. Troppa ingenuità o un senso comune di cui dovremmo avere più consapevolezza? In fin dei conti ha a che fare con la costruzione del reale. La comunicazione in quanto tale mi sembra che possa essere sia più libera, più disinvolta. Ma in un caso come nell’altro direi che responsabilità e cura delle parole sono pietre angolari.

Il pensiero del Ministro Bellanova sulla polarizzazione

Viviamo in una società estremamente polarizzata in cui le persone si radicano sempre di può alle proprie opinioni. Questo effetto di polarizzazione è una conseguenza dei social o i social amplificano una tendenza che già esiste nella società?

Credo che la società italiana sia, al tempo stesso, polarizzata e frammentata. La società del rancore, quella di cui parlava il Censis, non è nata sui social. Però lì è emersa con grande chiarezza. Per questo costituiscono un importante punto di osservazione. Svelano, e amplificano, anche dinamiche profonde.

Naturalmente alcune sono molto più antiche di fb, radicate in una storia secolare. L’Italia è un paese dove le appartenenze, anche quelle politiche, diventano molto facilmente tifoserie. Che i social amplificano a dismisura. Così l’avversario diventa un nemico, il ragazzino timido o che ha un problema diventa un bersaglio, e così via.

Quante giovani donne si devono difendere dai social?

E’ questo che mi fa più paura. Questo meccanismo tremendo che poi invade e permea il mondo reale. Torno a dire: serve una seria regolamentazione anche a livello europeo. Non si può lasciare tutto nelle mani delle aziende che vi operano.

Negli ultimi tempi le aziende si stanno ponendo sempre più il problema dei temi etici e della sostenibilità. Questa necessità quanto nasce dalla spinta che arriva dalla rete?

Molto. Non ho ancora capito se in modo superficiale o profondo. Ora tutti sono affascinati da Greta, e io sono sicura che lei e tutti i ragazzi e le ragazze chiedono cambiamenti veri, ma alla crisi climatica servono soluzioni concrete, non solo parole. Se il massimo che si riesce a pensare è la Plastic-Tax non è una cosa molto seria. Serio è agevolare, fino a imporre, una grande riconversione produttiva del pakaging verso forme sostenibili.

Di questo sui social si parla meno. Allora mi viene il sospetto che sono utili per segnalare questioni ma poi i mezzi per affrontarle e risolverle sono altri!

Fonte: SocialCom Italia