Tagli, stipendi bassi e poca formazione: ma la polizia resta sull’orlo della bancarotta

Pubblicato il 11 Luglio 2011 - 09:29 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La polizia è sull’orlo della bancarotta. Lo rivela il quotidiano La Stampa, in un lungo articolo firmato da Niccolò Zancan, in cui si racconta, tra l’altro di ufficiali giudiziari che si presentano in commissariato per eseguire uno sfratto, di pc portati da casa, saponi comprati in rotazione dagli agenti, carta igienica e, ancora peggio, carta per le denunce, che nei posti di polizia non arriva.

Uno dei commissariati morosi, racconta La Stampa, è quello di Cefalù, quello dove lavora Manfredi Borsellino, figlio del magistrato ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992. Un giorno Borsellino ha visto presentarsi alla porta l’ufficiale giudiziario. Alla Stampa, però, il poliziotto racconta il tutto senza ombra di polemica: “Il problema è risolto. E’ stato firmato un accordo fra il Ministero dell’Interno, la prefettura e il proprietario dell’immobile. Non abbiamo più visto l’ufficiale giudiziario”.

Quello di Cefalù, però, non è un caso isolato. Scrive Zancan: “La polizia non ha più soldi per le spese ordinarie, non riesce a pagare i suoi dipendenti, deve ristrutturare il 50% degli uffici, non rispetta la legge 626 sulla sicurezza. In certi commissariati mancano le divise, gli anfibi, i fogli per le denunce e la carta igienica. E così, in questi anni di tagli orizzontali nel pubblico impiego – con gli agenti di polizia equiparati ai dipendenti del catasto – si sono viste scene surreali. Come quella volta che i carabinieri si sono presentati al commissariato di Cerignola con l’ordine di eseguire lo sfratto: agenti contro”.

Al commissariato di Barriera di Milano, a dispetto del nome quartiere di Torino, ci sono 4 macchine e 48 agenti a fronte di una popolazione di 50 mila abitanti. Il tutto in una zona descritta dalla Stampa come una delle più complesse e disagiate del capolugo piemontese. Davanti alla crisi la risposta dello Stato è più o meno sempre la stessa: tagliare.

Ma cosa? Tutto, anche i corsi di specializzazione. Il paradosso è servito: non si investe sulla formazione del personale. Risultato: pochi agenti e neppure aggiornati. Poi si varano i pacchetti sicurezza. La circolare, nonostante il “burocratese” è chiara: “Attesa la limitata disponibilità di risorse economiche si prega di voler individuare le attività corsuali da richiedere sulla base di indirizzi strategici ben definiti e di voler indicare con particolare attenzione il costo presunto del corso, al fine di evitare la formazione di debiti pregressi”.

Quanto agli organici, altri tagli. Scrive sempre la Stampa che l’età media di un poliziotto, oggi, è di 47 anni e che entro il 2011 ne andranno in pensione 4000. Rimpiazzati, però, da sole 980 assunzioni. Per un mestiere in cui, un sovrintendente che lavora da 15 anni non arriva a uno stipendio netto di 1400 euro al mese.

La conclusione della Stampa è amara: “Un giro d’Italia degli uffici di polizia sarebbe un documentario sensazionale. Ad Assisi le telecamere di sicurezza non funzionano perché coperte da alberi che nessuno può permettersi di potare. Sotto sfratto il commissariato Vescovio (Roma) e di Patti (Messina). Dalla questura di Milano nel 2000 uscivano in pattuglia 22 volanti con tre agenti per turno, oggi è difficile arrivare a 14 con due agenti ciascuna. Ovunque bisogna centellinare i buoni benzina anche a costo di andare piano, certi pattugliamenti sono stati fatti a piedi. A Palermo 29 ponti radio su 39 sono rotti, mancano i soldi per ripararli, i poliziotti devono usare il telefoni personali per parlare con le centrale”.