Terremoto a L’Aquila: ipotesi sciacalli sulle bare dei funerali solenni

di Riccardo Galli
Pubblicato il 6 Febbraio 2012 - 14:09 OLTRE 6 MESI FA

L'Aquila dopo il terremoto (Lapresse)

L’AQUILA – Al peggio non c’è mai fine. Se quanto ipotizzato dalla Procura della Repubblica aquilana, e riportato da diversi quotidiani corrispondesse al vero, avremmo la certificazione che al peggio non c’è mai fine. Che in Italia la “furberia” sia diffusa abitudine nazionali infatti è tristemente noto ma, nel capoluogo abruzzese, dopo il terremoto, ci sarebbe chi anche sui morti ha lucrato. Non sulla ricostruzione e sugli appalti, cosa di per sé già sufficientemente disdicevole oltreché illegale, ma proprio sui cadaveri, sulle bare e sui funerali. La ditta di pompe funebri Taffo Gaetano e figli, secondo l’ipotesi dell’accusa, avrebbe gonfiato le fatture riguardanti le bare a gli altri servizi funebri svolti in quei giorni. E non di poco, di ben 40mila euro. Cifra che, secondo La Stampa, sarebbe già stata sequestrata preventivamente dalla magistratura dai conti dell’azienda.

L’azienda in questione, attraverso il suo legale, ovviamente smentisce categoricamente. Non l’esistenza dell’inchiesta, ma le colpe a lei attribuite. Le indagini della Guardia di Finanza dell’Aquila avrebbero accertato che l’impresa di onoranze funebri avrebbe fatturato servizi effettuati da altre ditte alle quali si erano rivolte i parenti delle vittime. In particolare sarebbe emerso che nella documentazione ci sarebbero fatture false per la fornitura di 29 bare e 20 servizi di trasporto. L’importo della presunta truffa è, appunto, di circa 40 mila euro.

Gli indagati sarebbero in particolare due membri della famiglia Taffo, titolari dell’omonima impresa di pompe funebri: i fratelli Giuseppe e Luciano Taffo. Indagati con l’ipotesi di truffa ai danni dello Stato. A loro è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preludio, solitamente, alla richiesta di rinvio a giudizio. La loro impresa era stata incaricata della gestione dei servizi funebri dei funerali solenni, incarico che ha fruttato loro 240mila euro regolarmente fatturati e pagati dalla Protezione Civile su presentazione del riepilogo.

Secondo la procura aquilana però, circa 40mila euro di quei 240mila non avrebbero dovuti essere pagati alla Taffo perché riferiti a 29 forniture di bare e 20 servizi di trasporto salme fatti da altre imprese. A questo epilogo gli investigatori sono giunti attraverso l’esame della documentazione e testimonianze rese in particolare dalle imprese concorrenti.

L’azienda, come detto, smentisce le colpe ma non l’esistenza dell’indagine: “La Taffo snc dichiara la sua estraneità ai fatti contestati ed oggetto di avviso di garanzia”, scrive in una nota lo studio legale Vecchioli, difensore della Taffo. “Nei modi e termini di rito si provvederà a dimostrare, anche documentalmente, l’infondatezza di quanto contestato – continua l’avvocato Paolo Vecchioli -. Per quant’altro la snc provvederà a tutelarsi relativamente a fatti calunniosi e/o diffamatori e, nel senso che precede, ha conferito mandato allo studio in intestazione. Ci si auspica una solerte e veloce definizione della fase delle indagini al fine di ogni più ampia valutazione dei fatti contestati e dei riferimenti specifici degli stessi da sottoporre alle garanzie della difesa – conclude il legale – e prima di ogni processo mediatico”.