Terremoto e Medjugorie: il Medioevo è vivo e lotta insieme a noi

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 27 Maggio 2011 - 16:31 OLTRE 6 MESI FA

ROMA-Due lettori scrivono al quotidiano La Stampa e così la pagina dei lettori di venerdi 27 maggio diventa, per caso ma non a caso, un’involontaria ma spontanea, sincera, ed è proprio il caso dire in buona fede, finestra da cui si può guardare il medioevo. Non quello che fu, ma quello che è vivo, e lotta insieme a noi.

Il primo scritto è una lettera al direttore e riguarda il terremoto, anzi l’idea stessa di terremoto. La lettrice è indignata e alquanto furente con lo “scienziato” Enzo Boschi che, a domanda su cosa si possa e si debba fare “prima” dei terremoti, su come e quando avvisare le popolazioni che un terremoto arriva ha risposto: “Su questo non so, nessuno lo sa. Qualcuno è in grado di dircelo?”. La lettrice considera Boschi poco scienziato e molto sprovveduto, lui sa cosa fare e infatti scrive: “Le comunico una novità sconvolgente: chiunque applichi nella vita il principio di precauzione sa cosa rispondere. Io non so se sia vero che non si può, neppure approssimativamente, prevedere i terremoti e la loro intensità ma, se fosse vero, l’unica cosa che dovevate fare era applicare il principio di precauzione: tutti all’erta e pronti a fuggire. Sono certa che se a L’Aquila ci fossero stati i vostri figli li avreste fatti allontanare: per precauzione”.

Notare il “non so se sia vero” e il “se fosse vero”: la lettrice che scrive questa lettera diffida della scienza secondo la quale i terremoti non si possono prevedere. Ne diffida sulla base di nozioni, esperimenti, costanti statistiche? No, ne diffida e basta. Ne diffida proprio perché è scienza e la lettrice la considera in quanto tale sospetta. Ma applichiamo pure il principio di precauzione che la lettrice rinfaccia agli scienziati di non aver adottato, per negligenza e un filo di crudeltà (“non c’erano i vostri figli”). Per precauzione i settecentomila abitanti delle falde del Vesuvio sono pregati di evacuare in fretta entro 24 ore. Sarebbe meglio, per precauzione che Napoli intera venisse spostata, ma bisogna accontentarsi. Per precauzione tutti gli insediamenti lungo il basso corso e la foce del Po devono essere abbandonati quando piove forte: “tutti all’erta e pronti a fuggire”. Per precauzione evitare di mettersi in macchina lungo le autostrade e le strade: ne muoiono dieci al giorno. Per precauzione fermare i motorini. Per precauzione lasciar perdere le crociere, ci può sempre essere un’onda anomala. Per precauzione non sottoporsi a operazione chirurgica, ci può sempre essere un black-out elettrico. Per precauzione evitare di vivere, infatti si finisce sempre per morire.

Intuendo per istinto più che per ragione che la via della precauzione assoluta porta a simili paradossi, la lettrice che scrive a La Stampa e moltissimi come lei rovesciano l’obbligo di precauzione sulle “autorità”. Che sono a suo dire colpevoli in prima persona se la “predizione” dell’evento sfavorevole viene mancata o sballata. E’ quanto si pensava e talvolta faceva nel Medioevo e anche prima, quando l’aruspice pagava con la vita il non aver saputo indovinare. E’ una visione magica della vita e del mondo. Poiché la scienza non può, ma s’intende che se volesse potrebbe, i “sacerdoti” del tempo e del tempio devono scrutare le viscere e dedurne il futuro. Se non lo fanno vanno disprezzati e puniti. Visione magica solo della lettrice che scrive a La Stampa? Tutt’altro, è una visione condivisa anche dai magistrati che hanno rinviato a giudizio i componenti della Commissione Grandi Rischi: se non potevano prevedere il terremoto dovevano intuirlo, esser sensibili e “sensitivi”. Se non lo hanno fatto, deve esserci qualcosa di “maligno” nel loro comportamento. Un perfetto processo secondo i canoni della cultura medievale, quella dove sempre andava scovato e annusato il “maligno” che contro il popolo della fede tramava.

Poi in pagina, nella stessa pagina c’è “L’editoriale dei lettori”. Ha per titolo “Il caso Medjugorie”. Da esso si apprende che “Il 25 giugno 1981 iniziano le apparizione della Madonna, vista in momenti e luoghi diversi da un bambino, sei adolescenti, un ragazzo e un sacerdote”. E fin qui chi ha fede può crederci, gli altri dubitare, tutto umano. Ma poi…”Attualmente i veggenti sono sei. Tre di loro hanno apparizioni periodiche fisse, come il 2 o il 25 del mese, gli altri tre continuano ad avere apparizioni giornaliere. Le apparizioni hanno superato le diecimila e sono ancora in corso”. E’ ancora umano mettere la mano sul fuoco su una Madonna che ha una “produttività” da catena di montaggio, che appare diecimila volte? Quale urgenza può spingere l’entità divina ad apparire circa trecento volte al giorno? E a dare appuntamento ad alcuni, apparendo a giorni fissi? Scrive il lettore-editorialista: “Si esclude la frode, l’ingannoe  la simulazione”. E sia. Escludiamo tutte queste malsane ipotesi. Resta la rispettabile idea medievale di una Madonna che appare a ripetizione, così, proprio così come a ripetizione gli umani credenti hanno bisogna che appaia e in sincrono e in proporzione, come accadeva nei secoli di mezzo e accade ancora oggi, con l’incremento esponenziale dei pellegrini e di quella cosa che il blasfemo evo moderno chiama turismo religioso.